L’autorevole Liu Peng, accademico delle scienze sociali di Pechino, mostra tutta la fragilità di cui è intessuto lo Stato cinese, la cui ideologia non è più condivisa dalla maggioranza della popolazione. Per evitare il collasso del Paese, i governanti devono porre attenzione alle fedi e alle religioni dei loro sudditi. Liu Peng spiega in modo magistrale che la fede (intesa come credenza religiosa, ideologia, scienza) è una dimensione essenziale di ogni individuo, la base che offre motivazioni per vivere. Per questo essa deve essere libera da costrizioni. Seconda parte dell’articolo “Il tallone d’Achille della potenza cinese: la religione”.
Pechino (AsiaNews) – La religione è un elemento essenziale per vivere, sia essa una credenza in qualche essere trascendente, o un’ideologia, o un impegno scientifico. L’accademico delle scienze sociali di Pechino, Liu Peng, offre qui in modo sistematico alcuni elementi per comprendere il fenomeno religioso e garantirne la libertà. Il mondo cinese, abituato finora a parlare solo di “attività religiose” legali o illegali (ufficiali o sotterranee), si trova a comprendere che senza religione non si vive e l’individuo o la nazione sono destinati al suicidio. Liu Peng non nasconde la preoccupazione per la “perdita di fede” che domina la Cina, che è il fallimento dell’ideologia statale, che non ha più alcun sostegno dalla popolazione. Per Pechino è giunto il tempo di integrare la fede di ogni individuo che permette la convivenza e il cammino verso il progresso. Questa è la seconda parte del testo di una conferenza dell’autore, dal titolo “Il tallone d’Achille della potenza cinese: la religione”. Nei prossimi giorni pubblicheremo la terza e la quarta parte. Traduzione italiana a cura di AsiaNews. I titoletti sono della redazione.
I diversi modi di definire la fede
Che cosa intendiamo per fede? Ai cinesi la fede appare come qualcosa di misterioso, se non strano. È qualcosa di invisibile, intangibile, ma tutti sentono la sua esistenza nelle loro vite. Il termine cinese per fede consiste di due caratteri: “xin”(信) and “yang”(仰). Xin significa “credere” e yang significa “venerare”. In tal modo, “xinyang” significa “credere in qualcosa con un atteggiamento di venerazione”.
Dal punto di vista accademico, la fede è definita in diversi modi che si sintetizzano in questi tre: 1) è una visione del mondo e della vita che offre supporto spirituale e sostegno interiore; 2) è una fede e un’ammirazione per una certa teoria, dottrina, concezione, filosofia; 3) è un codice di condotta che guida il comportamento umano.
“A proposito di fede – afferma Hegel – io intendo la mia fede personale che appartiene totalmente al mio essere interiore”. Questa spiegazione rivela le caratteristiche della fede. Anzitutto, deve essere una vera fede, che viene dal profondo del cuore, non tanto un’idea, un valore, una dottrina o una teoria che può essere creduta in modo parziale. Come esperienza soggettiva, la fede è segnata da enormi emozioni soggettive. Il seguace di una fede non ha alcun dubbio verso l’oggetto in cui lui, o lei, crede e non cambierà i suoi giudizi di valore nonostante il modo in cui gli altri vedono il suo oggetto di fede. La reverenza che i seguaci mettono in atto verso la loro fede, agli estranei può sembrare talvolta folle o ridicola, ma ai seguaci non importa. Per quanto riguarda la fede, l’inganno sta solo negli occhi dell’estraneo. A chi sta all’interno, è solo un problema di fede o di non fede; essi sanno cosa credere e cosa non credere.
In secondo luogo, la fede deve essere sincera, volontaria, accettata senza condizioni. L’accettazione, il riconoscimento, la fede, la reverenza, l’ammirazione e la ricerca deve essere senza alcuna costrizione o imposizione. Coercizione, seduzione e inganno non possono portare a una vera fede, né mantenerla o cambiarla. In nome della fede, il seguace può diventare fanatico o abbandonare la propria vita. Tali azioni, comunque, devono essere materia della sua propria volontà. La venerazione va combinata con la fede, altrimenti i pilastri della fede si sbriciolano.
In terzo luogo, la fede è la guida per tutte le attitudini e comportamenti dell’uomo, e la fondazione per una visione della vita e dei valori. Attitudini e comportamenti sono la rappresentazione esterna della fede. Senza fede, uno potrebbe essere torturato e schiacciato sotto contraddizioni inconciliabili. Così, per sostenere l’esistenza, uno deve credere in qualcosa che lo motiva a vivere ed agire nella vita. Solo con questa ragione uno può vivere una vita con significato e valore. La nostra comprensione di questa serie di valori è l’attitudine di una persona verso la vita e i valori. Il nostro credere in queste prospettive, è chiamata fede, senza di cui uno non può capire fino in fondo il significato dell’esistenza.
La fede, un motivo per vivere
In parole semplici, gli esseri umani hanno bisogno della fede per conoscere il significato della loro esistenza, la speranza per la loro vita, e per avere sufficienti ragioni per rimanere in questo mondo. Gli esseri umani vivono grazie a questa ragione e per questa ragione. La fede offre un significato eterno all’esistenza temporanea dell’essere umano, e incarna la più sicura realizzazione dei valori della vita e gli aspetti spirituali più importanti. È questo il valore della fede, che spiega perché un essere umano non può vivere senza un sistema di credenze che egli accetta volontariamente, ricerca e segue; perché la fede influenza la sua vita quotidiana e controlla tutti i suoi comportamenti fondamentali, e perché la realizzazione del valore della vita avviene sulla base della fede.
Per un individuo, la fede è la motivazione necessaria per tendere a uno scopo. Allo stesso modo, per una nazione o a un Paese, la fede è necessaria per offrire una ragione basilare per la sua esistenza e sviluppo, e per motivare i suoi cittadini a lavorare insieme per maggiori traguardi. In tal senso, la fede è inalienabile per l’individuo, la nazione, l’umanità intera.
Qualcuno potrebbe criticare come troppo dogmatiche le affermazioni dette sopra. Essi potrebbero dire: “Io non credo in nulla. Senza la fede non sto vivendo una vita buona?”. Una simile affermazione mostra l’errore di equiparare fede e religione. La maggioranza delle persone nella maggior parte dei Paesi del mondo crede in una qualche religione e capisce con chiarezza l’oggetto della loro fede.
Però in Cina, molte persone – eccetto quelle che seguono una specifica fede religiosa – non sono coscienti in modo particolare della loro fede. In effetti, sebbene la religione sia un tipo di fede, la fede non è uguale alla religione. Perciò, non avere una religione non significa non avere fede. L’oggetto della fede può essere infatti una religione o qualcosa di diverso. Nella misura in cui un uomo crede in qualcosa e prende questo come la giusta causa della sua esistenza, allora questo qualcosa sarà il suo sostegno spirituale.
Gli scopi e gli impegni della vita mostrano con chiarezza la fede di una persona. Essi possono variare da uno all’altro, ma alla fine si raccolgono in tre categorie legate fra loro: carriera, famiglia, se stessi. La ricerca di una carriera implica il fatto che uno desidera raggiungere alcune cose e agisce per tendere a tali scopi. È un lungo processo attraverso il quale uno agisce per la realizzazione delle proprie idee e valori. Tale atto intenzionale è chiamato “ideale”, lo sforza verso questo ideale si chiama “carriera” e quelli che vivono per la carriera sono definiti “idealisti”. Per coloro che lottano per la loro carriera, la carriera è la loro fede, il loro scopo, la loro ragione di vita. Il loro successo in carriera dà significato alla loro vita e segna la loro più grande conquista.
La fede e la nazione
Gli esseri umani hanno natura biologica, nati con l’istinto di crescere, sostenere i membri della famiglia, amare ed essere amati. In tal modo, tutti hanno bisogno di una famiglia. La famiglia è il nocciolo della società umana e un mondo in miniatura per l’individuo. Alcuni guardano al matrimonio, alla famiglia e alla crescita dei figli come il significato della loro vita e perseguono la felicità della famiglia come la migliore manifestazione di questo scopo. Per loro, la famiglia è una fede, la fonte di tutte le loro motivazioni.
Ad ogni modo, ci sono anche coloro che rompono con la famiglia per varie ragioni. Essi preferiscono confinare il significato delle loro vite alla propria esistenza. Per essi il mondo esiste per incontrare i bisogni del proprio io. Piuttosto che vivere per la famiglia o la società, essi vivono per se stessi e i loro gesti sono motivati dalla loro stessa esistenza e desideri. Per loro, se stessi è l’oggetto della propria fede.
Differenti scopi costituiscono le basi della fede per ogni essere mortale e riflettono le qualità sociali e biologiche dell’umanità. Per un individuo, i tre tipi di scopi elencati sopra non sono in conflitto, perché una persona può vivere per uno, due o tutti loro ed ognuno di essi può essere un forte motivo per vivere. Al contrario, la fede nella vita (faith in actual life) si manifesta in modi più complicati, per il fatto che uno non solo richiede una ragione per la sua esistenza, ma vuole anche che tale ragione abbia il massimo valore. Quando i valori di una persona salgono sopra i propri interessi personali, fino ai valori condivisi da una comunità e nazione, la sua fede sale da un livello di ricerca individuale a quello di interesse sociale; dal livello materiale e tangibile a quello spirituale e astratto; dalla finitezza della vita individuale all’infinitezza del mondo e dell’universo.
Per un individuo, la fede è il motivo della propria ricerca personale e del significato dell’esistenza. Per una nazione, la fede sottolinea gli scopi comuni condivisi dalla comunità e dalla società. Nonostante la differenza, i due hanno qualche legame fra loro. Per il fatto che la fede ha una natura soggettiva e volontaria, la fede di una nazione deve essere un insieme e una manifestazione della fede degli individui, altrimenti essa rischia di perdere valore e di essere abbandonata.
Dall’inizio dei tempi, con l’osservazione e lo studio, numerosi filosofi hanno sistematizzato, riassunto e combinato i significati dell’esistenza in diverse e complesse opinioni e teorie per trovare risposte per tutti ai problemi incontrati nella vita. Le loro spiegazioni, diverse per forme e contenuti, sono rappresentate dalla religione, dalla filosofia e dalla scienza. Nel tempo, queste teorie si sono evolute e sono andate oltre i loro confini originali di tribù, regione, etnicità; si sono disseminate, raffinate e sistematizzate in una larga serie di fedi. Esse includono: fedi religiose come l’ebraismo, il cristianesimo, l’islam, il buddismo; fedi filosofiche come il materialismo, l’idealismo, il confucianesimo, la filosofia indiana, il platonismo, l’hegelismo; fedi politiche quali il comunismo, il marxismo, il nazional socialismo, il pacifismo; fedi umanitarie come libertà, uguaglianza, fraternità; lo Stato di diritto; fedi scientifiche come la teoria eliocentrica; la teoria del Big bang; la teoria dell’evoluzione.
Credere in niente è un po’ morire
Le forme e i contenuti di queste fedi differiscono e talvolta entrano in conflitto fra loro. Ma nonostante le differenze, esse giocano un ruolo unitario nell’offrire una valida ragione all’esistenza umana. Una persona si può impegnare per una o per tante fedi nello stesso tempo. Uno potrebbe, ad esempio, essere un seguace religioso e il sostenitore di un’idea politica. Uno potrebbe impegnarsi nella religione e nella scienza. Uno potrebbe credere insieme nella scienza e in alcuni ideali filosofici.
Queste fedi arricchiscono le vite personali di scopi e potere. Tale potere può non solo cambiare il seguace della fede come individuo, ma anche influenzare la società. Esso può conquistare così tanto il fedele che egli diventa desideroso di sacrificare i propri interessie la propria vita per la diffusione e la completezza della sua fede. Morire al servizio di una fede è considerato un onore. Ciò è vero per i martiri che muoiono per le loro credenze religiose, per i politici che muoiono per le loro rivendicazioni; per gli scienziati che muoiono per la loro ricerca; per le donne che muoiono per difendere la loro castità e onore.
Al contrario, chi non ha fede in altro che in se stesso, è chiamato “seguace della fede in se stesso”. Questa è considerata una fede al livello più basso, che offre solo minimali motivazioni e ragione all’esistenza, simili all’istinto animale di sopravvivenza. In qunato animale intelligente, con un pensiero razionale, questa posizione è difficile da mantenere perché l’ “io” non può essere nello stesso tempo il soggetto e l’oggetto. Poiché uno non riesce a rispondere con verità alla domanda “perché vivo?”, alla fine egli abbandonerà ogni tentativo di cercare il significato dell’esistenza, raggiungendo lo stato di “fede zero”, del “credere in niente”. Il risultato inevitabile di questa negazione dei valori nell’esistenza è il suicidio. Senza una ragione per vivere, la vita stessa diviene superflua.
Questo sttao di “fede zero”, per quanto pericolosa, non è facile da raggiungere. In effetti nella maggior parte dei casi, tale posizione è frutto solo di una mancanza di coscienza dei livelli e delle qualità della fede. Quando la maggior parte dei cinesi reclama di non avere fede, essi vogliono dire che non sono impegnati in qualche particolare fede religiosa. Questo ci porta a domandare: è possibile non essere impegnati in qualche credo religioso? La risposta è no. Non nel senso che ognuno deve credere in una religione. Piuttosto, una grande maggioranza di persone non ha ancora capito che oltre le religioni stabilite (cristianesimo, buddismo, islam), segnate dalla fede in un Dio soprannaturale e dall’esistenza trascendente, ogni idea, opinione, teoria, filosofia che parli dell’esistenza, dell’esistenza trascendentale e dell’esistenza del mondo futuro sono forme di “religione”. Quando uno venera e crede in modo incondizionato in qualcosa che è oltre la ragione e la verifica pratica, e cerca di farsi guidare negli scopi e nelle azioni, di fatto egli ha già trasformato il “qualcosa” in una religione a suo modo. E sebbene questa religione è diversa o perfino in opposizione con la nozione comune di religione, rimane il fatto che essa serve come pilastro spirituale della fede di quella persona.
Per colui che crede in una religione, la fede è un piolo a cui attaccare ogni cosa, un pilastro spirituale che sostiene tutto. Al contrario, una persona che non crede nella religione o si oppone alla religione, può prendere una teoria o idea non-religiosa come la sua propria “religione” da adorare, che offra le basi per la sua visione della vita e dei valori e dare significato alla sua esistenza. Questi due tipi di “religione” differiscono per il fatto che hanno diversi oggetti da adorare, ma funzionano allo stesso modo offrendo qualcosa come base per il proprio sistema di valori e come pilastro spirituale.
La “perdita di fede” in Cina
Nella Cina di oggi si usa il termine “perdita di fede”: esso si riferisce alla perdita del sistema di fede nello Stato, nella nazione e nella società. Non significa che non vi è un sistema ufficiale di fede, ma piuttosto che il sistema stabilito e difeso dallo Stato ha perso il suo status di unità e manifestazione delle fedi individuali. In altri termini, è scomparso il terreno comune fra la fede individuale e la fede ufficiale. Individuo e Stato hanno bisogno di un “dio” per sussistere, ma attualmente, quello costruito dalle autorità e quello adorato dalla gente comune non è lo stesso.
Discutere di tutte le differenze di cui sopra, ha un significato pratico. Nel corso della storia umana, vi è stato un lungo periodo in cui la religione era presa come la fede suprema e ogni cosa era ad essa sottomessa. Quando appare lo Stato organizzato, imperatori, re e altri governanti hanno usato la sacralità della religione per giustificare e consolidare i loro regni. Quando Chiesa e Stato erano uniti, la nozione del “diritto divino dei re” costituiva il contenuto della fede e il cuore della fede politica. Quando Chiesa e Stato si sono separati, lo Stato ha giustificato il suo governo e stabilito la sua autorità attraverso la violenza o i mezzi “democratici”. Le posizioni e le politiche dello Stato non erano più considerate sacre, ma la maggior parte dei governanti hanno comunque continuato a prendere la religione come la loro ideologia ufficiale. Mantenendo la religione al centro della vita comunitaria, essi sono stati capaci di rafforzare il loro potere. Essi hanno posto se stessi in parallelo con la religione e il dio del popolo, dando l’impressione che stavano agendo in nome della “provvidenza”.
Ancora nei nostri giorni, molte nazioni del mondo sono classificate secondo il credo religioso condiviso dalla maggioranza della popolazione. Vi sono nazioni definite “cristiane”, o “musulmane” o “buddiste”. In tali Paesi è la religione, non i governanti a offrire la base spirituale e il sistema di valori. Le ideologie ufficiali e le fedi ufficiali si conformano alla fede religiosa del pubblico. Il pubblico può esprimere insoddisfazione verso i loro governanti, ma non cambieranno la fede nel loro dio. I governanti vanno e vengono, ma il credo spirituale rimane lo stesso. Per queste nazioni, la “perdita di fede” non è un problema. L’integrazione (the conformity) fra l’ideologia ufficiale, gli orientamenti dei valori individuali e la fede spirituale è ragionevole e inevitabile se vista dalla prospettiva degli interessi nazionali globali. Nessuna nazione è desiderosa di perdere terreno per esistere, crollare e distruggere se stessa. Per questa ragione, nessuno Stato può prendere alla leggera il ruolo della religione come un legame che integra diversi gruppi etnici e diversi clan.
Per la prima parte del lavoro di Liu Peng, vedi qui: 25/07/2012
Il tallone d’Achille della potenza cinese: la religione.
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