Santa Maria Maravillas di Gesù

Biografia

Maria Maravillas Pidal y Chico de Guzman nacque a Madrid il 4 novembre 1891 da Cristina Chico de Guzmán y Muñoz e Luis Pidal y Mon. Suo padre, secondo marchese di Pidal, oltre a ricoprire l’incarico di Ministro degli affari economici, fu nominato Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede. Nell’infanzia, fu soprattutto la nonna materna a curare la formazione religiosa della piccola Maria che – già a cinque anni – avvertì il richiamo della vita consacrata e fece voto di castità. Crescendo, curò la propria formazione culturale senza tralasciare le opere di carità, rivolte soprattutto ai poveri e agli emarginati; e si pose sotto la direzione spirituale del P. Juan Francisco Lopez, S.J. Ma fu attraverso la lettura degli scritti di Teresa d’Avila e di Giovanni della Croce che maturò la decisione di consacrarsi al Signore entrando nel monastero carmelitano di El Escorial a Madrid (12 ottobre 1919), dove pronunciò i voti il 7 maggio 1921. Nei primi anni della sua vita religiosa nel monastero, vide realizzato il suo ardente desiderio di una vita umile e appartata. Nel 1923 si sentì ispirata in diverse occasioni dal Signore a fondare un monastero carmelitano nel Cerro de los Angeles (Getafe) luogo dove nel 1919, il re Alfonso XIII aveva inaugurato un monumento al Cuore di Gesù e aveva fatto la consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù. Nominata prima priora della nuova Comunità dal Vescovo di Madrid, il 31 ottobre del 1926, vide inaugurato il monastero che seppe animare con fortezza e dolcezza, instaurando una fedeltà teresiana totale, un grande spirito apostolico, un senso profondo dell’ideale contemplativo. Pur rispettando la clausura, visse la sua vita contemplativa interessandosi delle necessità dei bisognosi; inoltre grande fu il suo amore per la Croce che rasentò l’eroismo, per penitenza dormì per più di 35 anni per sole tre ore al giorno, vestita e seduta per terra con la testa appoggiata al letto. Nel 1933 otto sue suore fondarono un monastero di clausura a Kottayam in India, dove avrebbe voluto recarsi lei stessa, ma ne venne impedita dai superiori. A causa della rivoluzione spagnola, con la persecuzione e l’odio contro chiunque avesse a che fare con la religione, madre Maria Maravillas de Jesus, il 22 luglio 1936, fu costretta a lasciare il monastero con tutte le religiose. Accolte dapprima dalle Orsoline francesi di Getafe, nell’agosto seguente ripararono in una casa di Madrid, trovando alloggio in un appartamento dove furono spesso sottoposte a perquisizioni e minacce. Poi, attraverso Valencia, Barcellona, Port-Bou, Lourdes, rientrarono dall’altra parte della Spagna, stabilendosi nell’antico eremo dell’Ordine Carmelitano a Las Batuecas (Salamanca). Nel maggio 1939 venne riaperto il monastero del Cerro de los Angeles e da lì partirono le suore da lei guidate, che grazie alla meravigliosa fioritura di vocazioni carmelitane, aprirono varie Case a Mancera (1944), Duruelo (Avila) nel 1947, Cabrera (1950), Arenas de San Pedro (1954), Cordova (1956), Aravaca – Madrid (1958), La Aldehuela (1961), Malaga (1964); infine madre Maria Maravillas restaurò e potenziò nel 1966, il monastero dell’Incarnazione di Avila e la casa di S. Teresa. Grazie alle molte vocazioni, attirate dalla sua forte personalità, poté mandare nel 1954, tre sue suore al monastero di Cuenca (Ecuador) bisognoso di rinforzo. Fece costruire un convento e chiesa per i Carmelitani Scalzi in provincia di Toledo; la gente la chiamava “la santa Teresa de Jesus del XX secolo”. Maria Maravillas si ritirò nel 1961 nel convento di La Aldehuela (Madrid) da dove in grande povertà, diresse il movimento e la vita regolare dei tanti monasteri, con la sua parola materna ed il suo esempio; il 14 dicembre 1972 la Santa Sede approvò “l’Associazione di S. Teresa “, di cui venne eletta presidente, associazione impegnata in iniziative sociali volta a favorire l’unione tra i monasteri carmelitani e ad aiutare le case associate. Il cuore ardente di Madre Maravillas ben comprese quanto fosse vana la fede senza le opere, e come queste fossero una testimonianza più convincente di tanti bei sermoni. Scrisse dunque: “La carità verso Dio si misura dalla carità verso il prossimo e questa ruba il cuore del Signore … e anche quello delle creature”. Fu secondo questo spirito che fondò, nel 1967, a Ventorro, collegi per bambini poveri privi di scuole e nel 1969 poté consegnare 16 case prefabbricate ad altrettante famiglie di baraccati. Tra il 1972 ed il 1974 Madre Maravillas aiutò e sostenne la costruzione di un rione di 200 abitazioni, con la chiesa e le opere sociali, a Perales del Rio, collaborando con il parroco locale. Con la bontà di coloro che si fidavano di lei e della sua opera, acquistò a Pozuelo di Alarcón (Madrid) una casa per accogliere le monache bisognose di assistenza medica, e un terreno per l’edificazione di una clinica per le stesse monache di clausura. Ma il suo zelo e il suo slancio apostolico furono volti soprattutto a condurre anime a Dio: “Che tormento è vedere il nulla di tutto ciò che non è Dio e dall’altro lato vedere una gran moltitudine di anime che ciecamente va dietro a questo nulla”; “brucio dal desiderio che le anime vadano a Dio”. “Questa vita passa come un volo, e l’unica cosa che vale è ciò che facciamo per l’altra”. Innumerevoli le grazie purificatrici e unitive. Madre Maravillas le visse nello stesso spirito di S. Giovanni della Croce, reputandosi “un nulla, peccatrice” e, proprio per questo, gratuitamente amata da Dio: “È una gioia non essere nulla, perché Lui sia tutto in me”. In perfetta sintonia con la spiritualità del mistico della croce affermò: “È nella croce che si avverte maggiormente l’unione con Cristo nostro bene”. Con S. Teresa d’Avila ribadì il primato dell’orazione nel condurre l’anima – attraverso il cammino di perfezione – all’intima unione con Dio: “Solo l’orazione ci può salvare, con la nostra fedeltà in tutto”. Con S. Teresa di Gesù Bambino affermò: “Amor con amor si paga”. E comprese che per fare ciò non è necessario andare in cerca di cose grandi, superiori alle proprie forze: “sentivo la necessità di esercitarmi nella carità, sebbene in piccolissime cose, per dare a Lui prova del mio amore”. Come la Santa di Lisieux, comprese che “la santità è molto semplice: è stare con fiducia e amore fra le braccia di Dio, volendo e facendo ciò che crediamo essergli più gradito”. Il segreto della santità dunque – per Teresa come per Madre Maravillas – era nella confidenza e nell’abbandono: “Tutto sta nel confidare totalmente nel suo cuore e abbandonarci amorosamente nelle sue mani”. Una fiducia a cui rimanere ben saldi anche nei momenti di notte e di deserto spirituale: “Viva sempre colma di fede, di confidenza, lasciando che il Signore guidi la sua barchetta e dorma pure in essa, se gli piace”. Il Venerdì Santo del 1967 Madre Maravillas fu colpita da una polmonite e da allora andò sempre più indebolendosi, anche se non si risparmiava nella fedeltà alla Regola ed alle Costituzioni. Morì nel Carmelo di La Aldehuela l’11 dicembre 1974 ripetendo: “Che gioia morire carmelitana!”. Il suo corpo emanava una delicata fragranza di nardo. Molti, attratti dalla sua fama di santità, ne invocarono l’intercessione ottenendo innumerevoli grazie. Giovanni Paolo II la proclamò Beata il 10 maggio 1998, in Piazza S. Pietro a Roma. Solo due mesi dopo, il miracolo che, il 4 maggio 2003, ne ha permesso la Canonizzazione, a Madrid, da parte dello stesso pontefice: la prodigiosa guarigione del piccolo argentino Manuel Vidar, di soli 18 mesi, che in seguito a una caduta in una piscina d’acqua stagnante, aveva subito gravi complicazioni cardio-circolatorie, entrando in coma profondo. La sua salma riposa nella poverissima cappella del monastero di La Aldehuela. Il Papa, a conclusione della sua omelia, ha detto: “I nuovi Santi hanno volti molto concreti e la loro storia è ben nota. Qual è il loro messaggio? Le loro opere, che ammiriamo e per le quali rendiamo grazie a Dio, non si devono alle loro forze o alla sapienza umana, ma all’azione misteriosa dello Spirito Santo, che ha suscitato in essi un’adesione incrollabile a Cristo crocifisso e risorto e il proposito di imitarlo”. Ha dunque esortato: “lasciatevi interpellare da questi meravigliosi esempi!”. Madre Maravillas si distinse per la sua fedeltà nel compiere anche nei minimi dettagli la Regola e le Costituzioni della Carmelitane Scalze. Mise l’accento sui valori della rinuncia e della mortificazione, come cammino per seguire Cristo crocifisso. Si distinse per un chiaro spirito di povertà e di distacco per vivere con austerità e spartire con i poveri i beni materiali che riceveva. Sopportò con pazienza e spirito di fede e amore le infermità. Seppe soprattutto scoprire Dio presente nelle minime azioni umane dei superiori e visse l’eroicità dell’obbedienza ad esse. L’amabilità di Madre Maravillas e la delicata carità con cui seppe correggere le consorelle secondo verità, fece sì che fosse “obbedita senza comandare”. Dal carattere sereno ed equilibrato, contenuta ma profonda nel parlare, comunicò a quanti l’accostarono un’allegria densa di pace. Inoltre, grazie alle lettere scritte ai direttori spirituali, ci è rivelata una vita interiore ricca di grazie mistiche.