Novecento sacro

Non è un caso se nel corso del Novecento, molti artisti, quando hanno cercato di tematizzare i processi all’origine del gesto della creazione artistica, hanno parlato di presenza, di alterità, di percezione dell’esistenza di un altro, di uno sconosciuto che abita il cuore dell’uomo, di spirito divino o ancora di spirito cosmico . Presenza misteriosa e inafferrabile che ci parla dell’accesso all’essere del mondo. Presenza opaca e allo stesso tempo luminosa, che si sottrae a qualunque definizione o concetto univoci. Di fatto, ogni artista ha la sua modalità d’espressione, il suo modo di interpretare la propria esperienza in relazione all’assoluto. Tuttavia, qualunque sia il linguaggio, c’è l’affermazione di una presenza al cuore del¬l’atto creatore. L’esperienza dell’artista traduce con la materia il sorgere in lui di questa presenza. Padre Couturier lancia un vero e proprio appello ai maestri, ai grandi artisti dell’arte contempo¬ranea i quali, anche se non credenti, sono chiamati a operare nell’ambito liturgico della Chiesa. Numerosi sono gli esempi che costituiscono avvenimenti pressoché unici per tutto il Novecento.

La Cappella del Rosario di Vence (1947-1951), dove opera Matisse ormai ottantenne, costituisce una grande sintesi tra pittura, scultura e architettura. Couturier è il grande coordinatore. La bellezza del luogo deve potere cambiare il cuore. La purezza delle forme purificare le anime. Un luogo di preghiera diventa il compimento d’arte totale a servizio della liturgia. Il padre domenicano Marie-Alain Couturier assiste anche alla realizzazione del mosaico della Chiesa di Audincourt (1951) di Jean Bazaine, dedicato al Sacro Cuore in cui le forme di acque vive, del sole e del sangue, sono trasfigurate, ispirandosi a Isaia («Voi attingerete l’acqua della vo¬stra gioia alle sorgenti del Salvatore ») e a Santa Margherita Maria Alacoque («Gesù mi apparve tutto sfavillante di gloria con le sue cinque piaghe brillanti come cinque soli»). Fernand Léger realizza le diciassette vetrate della navata e del coro.

In questo contesto è esplicitata un’intuizione fondamentale, ancora oggi troppo dimenticata: il superamento della contrapposizione tra figurazione e non-figurazione. Quale relazione esiste tra arte sacra e arte non-figurativa? Come considerare la religiosità di un’opera se il soggetto non è fi-gurativo, vale a dire non immediatamente riconoscibile a parti¬re dalle forme della natura e della storia? La contrapposizione è un falso problema, in quanto, come ricorda il domenicano: «Le forme vere sono forme vive. La scelta degli artisti non è in¬nanzitutto tra cristiani e non-cristiani, ma fra buona pittura e cattiva pittura, buona scultura e cattiva scultura. D’altronde, ricorda p. Couturier, non è forse sant’Agostino ad affermare che molti credono di essere dentro e sono fuori e molti sembrano essere fuori e sono dentro».

Da questa ispirazione non-figurativa nascono i lavori di Alfred Manessier con le vetrate per la chiesa di SainteAgathe a Les Breseux, e di Jean Bazaine nella chiesa di Saint Sévérin (1965-1969) con il ciclo di vetrate dedicate ai Sette Sacramenti nella seconda metà degli Anni Sessanta. I diversi soggetti si fanno colori lumino¬si che attraversano lo spazio architettonico. Lo spazio si fa colo¬rato, in continua vibrazione a se¬conda del variare della luce du¬rante le diverse ore del giorno. Le Corbusier a Ronchamp pro¬getta la cappella Notre-Dame du Haut (1953-1955) in cui cerca una sorta di grado zero, un’architettura primitiva nella sua drammatica forza espressiva, spiazzante nella sua informalità. Le facciate appaiono come robuste fortificazioni bucate da finestre irregolari, sghembe, strombate. L’impianto ignora ogni schema geometrico tradizionale, abbandonando l’ovvietà del piano orizzontale e verticale. Il volume sembra generato da un flusso di energia, liberando un’intensa emotività espressionista. Il Convento domenicano de La Tourette (1960) appare come un blocco chiuso immerso nella natura, caratterizzato dalla forza espressiva del cemento a vista non rifinito. Tutta l’architettura prende forma in un potente e sapiente gioco della luce.

La Rothko Chapel progettata da Phi¬lip Johnson rive¬stita di tele di Mark Rothko (1965-1966), tra i massimi rappresentanti di quell’Espressionismo astratto che diventerà tra gli aspetti caratterizzanti l’arte americana della seconda metà del Novecento, costituisce certamente uno degli interventi più significativi del Novecento. Vanno poi almeno citati gli importanti interventi di Fernand Léger nella chiesa di Notre-Dame de Toute Grâce, dove realizza un coloratissimo mosaico sull’intera facciata sul tema di Maria, di Graham Sutherland nella chiesa parrocchiale di Saint Matthew a Northampton e nella cattedrale di Coventry (1952), in cui realizza un celeberrimo Cristo in trono racchiuso in una mandorla, ieratico e allo stesso tempo imponente, i lavori astratti di Pierre Soulages nell’Abbazia di Sainte Foy a Conques (1987-1994). Non può essere purtroppo dimenticata la mancata realizzazione della quinta porta del Duomo di Milano (1950-1952) da parte di Lucio Fontana, parzialmente compen¬sata dalla messa in opera della Pala del Sacro Cuore, sempre dello stesso autore, nella chiesa di San Fedele di Milano (1957), su commissione del padre gesuita Arcangelo Favaro.

In Italia numerose chiese sono costruite tra gli anni 40 e 50. Ri¬cordiamo solo architetti come Luigi Figini, Gino Pollini, Bruno Morassutti, Angelo Mangiarotti, Gio Ponti. Da considerare con particolare attenzione sono gli interventi del padre francescano Costantino Ruggeri, chiamato Frate Sole: Soldato di due milizie, quella della fede e quella dell’arte, come lo definisce Mario Sironi, a-mico dell’artista. Ruggeri lavora nel desiderio di rendere visibile, sensibile, quella presenza di Dio che c’è già, che è innata dentro di noi, realizzando architetture leg¬gere, eteree, fatte di luce e di co-lore attraverso la realizzazione di vetrate. Occorre ricordare, dopo la prima mostra del 1951 alla Gal-leria San Fedele di Milano, nume¬rosi progetti di cappelle, di picco¬le chiese, e numerosi adegua¬menti liturgici. Progetta la chiesa di San Francesco Saverio a Yama¬guchi, in Giappone e il Santuario del Divino Amore a Roma (consacrato il 4 luglio del 1999 da Papa Giovanni Paolo II).

di Andrea Dall’Asta

da: Avvenire, 12 gennaio 2011, p. 27

www.profmaggi.blogspot.it/2011/02/arte-nel-novecento-lombra-del-sacro.html

 

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