Vita e libertà religiosa due diritti da salvaguardare

A colloquio con monsignor Nienstedt, arcivescovo di Saint Paul and Minneapolis, in visita «ad limina»

Un lento ma progressivo svilimento del concetto di diritti fondamentali quali la vita e la libertà religiosa in una grande Nazione come gli Stati Uniti d’America, che si mostra orgogliosa della propria democrazia, costituisce per la Chiesa una sfida da affrontare a viso aperto. Ne è convinto monsignor John Clayton Nienstedt, arcivescovo di Saint Paul and Minneapolis, in questi giorni in Vaticano per incontrare il Papa in occasione della visita ad limina.

In questa intervista al nostro giornale il presule parla delle varie questioni con le quali si deve confrontare quotidianamente la comunità ecclesiale americana. E mette in particolare rilievo l’attenzione con la quale la Chiesa statunitense si prepara a celebrare il prossimo Sinodo sulla nuova evangelizzazione: un momento che egli ritiene «fondamentale per capire come portare l’annuncio evangelico in una società trasformata dai metodi imposti dalle nuove tecnologie, soprattutto nel mondo della comunicazione».

Di fronte alla crisi attuale, ritiene che la Chiesa possa suggerire modi per umanizzare il mondo della finanza al fine di renderlo più equo e giusto?

Penso che la questione sia stata affrontata bene dal Papa nella Caritas in veritate, poi nel discorso al Collegio cardinalizio e alla Curia Romana del 22 dicembre e, più di recente, il 12 gennaio, nel discorso agli amministratori della regione Lazio. Benedetto XVI ha ripetuto che la crisi finanziaria è fondamentalmente una crisi dell’etica e antropologica. Ha ripercorso in sostanza l’insegnamento della Chiesa che propone l’idea del bene comune, ponendola al di sopra di quello che spesso è il trionfo dell’individualismo e dell’avidità. Molti finanzieri vedono le persone semplicemente come consumatori e mezzi per raggiungere il guadagno, ignorando la loro dignità di persone e quella del loro lavoro. Necessaria è la presenza di leader morali che comprendano il fine legittimo della redditività, pur mantenendo un senso di responsabilità sociale. L’affievolirsi della fede, specialmente nel mondo occidentale, ha portato a un indebolimento dei vincoli sociali. Ciò suscita la tentazione di vedere il prossimo come qualcosa da utilizzare per il proprio profitto.

L’impegno dei vescovi statunitensi a favore della vita è ben noto. In che modo l’arcidiocesi di Saint Paul and Minneapolis è coinvolta?

Intanto agiamo in piena sintonia con la Conferenza dei vescovi cattolici statunitensi (Usccb) per le attività pro vita in quattro ambiti principali: informazione pubblica ed educazione; cura pastorale; programma di politica pubblica; preghiera e culto. Sarebbe lungo fare l’elenco di tutte le attività. Quanto ai risultati ottenuti faccio solo un esempio. Dopo quaranta giorni di preghiera, tenuti in un ospedale che, finora, ha avuto il tasso più alto di aborti nella città di Saint Paul, l’amministrazione del nosocomio ha annunciato che avrebbe chiuso il suo reparto aborti.

Recentemente in America vengono proposte eccezioni al riconoscimento del diritto di libertà di religione. È l’inizio di un cambiamento?

La prima libertà sancita nel Bill of Rights — i primi dieci emendamenti della costituzione statunitense — è quella di religione. Oggi effettivamente si nota l’erosione di tale libertà, il suo mutamento in una libertà di culto più limitata, che consente di celebrare privatamente ma non nella pubblica piazza. Significativi in questo senso alcuni interventi: la recente decisione del dipartimento per la Salute e i Servizi umani, che impone che i piani assicurativi medici comprendano contraccettivi, sterilizzazione e perfino farmaci per indurre l’aborto; la chiusura di alcune agenzie cattoliche per l’adozione, perché rifiutano di affidare i bambini a coppie omosessuali; la negazione all’Usccb di sovvenzioni per aiutare le vittime del traffico a sfondo sessuale, a causa del suo insegnamento contro l’aborto. Addirittura l’amministrazione ha sostenuto dinanzi alla Corte Suprema che i gruppi religiosi devono essere soggetti a denunce per discriminazione quando scelgono i loro leader conformemente agli standard religiosi interni. Il dibattimento è stato perso per voto unanime. La ragione alla base di queste minacce deriva, secondo me, da un’ideologia secolare, che probabilmente è ben rappresentata dalla missione di Planned Parenthood. In questo contesto, ha assunto grande importanza una lettura secolare della felicità in termini di interesse proprio e di autogratificazione. Per alcuni, la religione stessa è diventata un ostacolo alla felicità e quindi occorre eliminarla.

Il prossimo Sinodo sulla nuova evangelizzazione rappresenta una sfida per i cattolici americani. Come è cambiata la proclamazione del Vangelo in una società che sembra ostile e indifferente al messaggio cristiano?

Questa domanda va dritta al cuore del significato della nuova evangelizzazione. Il messaggio della Chiesa non cambia mai: Gesù è Signore, ieri, oggi e domani. Dobbiamo domandarci in che modo proclamiamo questa verità a un mondo in apparenza distratto e indifferente verso il soprannaturale. La cultura americana è caratterizzata da un accresciuto individualismo, da un forte secolarismo e da un edonismo pervasivo, che tendono a far sì che si ponga se stessi al primo posto, i conoscenti al secondo e gli estranei all’ultimo. Una definizione secolarista e individualistica della felicità, che crea nuove sfide per l’annuncio. Anche la tecnologia moderna offre vantaggi e svantaggi. Così come i nuovi media costituiscono una realtà positiva e, al tempo stesso, una sfida. Tra gli aspetti positivi vi sono la possibilità di comunicare in tempi rapidi e la capacità di collegarsi e interagire con centinaia di migliaia di persone in maniera regolare. Le informazioni trasmesse devono essere brevi e dunque spesso possono essere incomplete o distorte. In aggiunta, la convinzione e la fede autentiche sono viste da molti come antiquate, distanti o perfino pericolose per le sensibilità occidentali moderne. Nella gente c’è ancora un profondo desiderio del bello, del vero e del bene. Il mondo non è completamente chiuso a Dio, ma molte persone sono troppo prese da impegni mondani. Del resto, è noto che una concezione secolare e individualistica della felicità crea nuove sfide per la proclamazione del Vangelo. Occorre risvegliare la Chiesa negli Stati Uniti, e i cattolici devono imparare a conoscere la loro fede, perché solo allora potranno amare. Ritengo dunque che la nuova evangelizzazione debba proporre una testimonianza credibile di santi contemporanei. I credenti devono accettare di lottare eroicamente, nella propria vita, contro le tendenze del presente. La nuova evangelizzazione sarà davvero efficace solo quando si riuscirà a colmare il baratro tra fede e ragione.

La disoccupazione e la perdita di posti di lavoro sono fonte di crisi per le famiglie. Come pensate di aiutarle?

Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti non è alto come in molti Paesi europei. Tuttavia, un’economia stagnante esita a creare posti di lavoro e con le ulteriori riduzioni molti dipendenti hanno perso il loro impiego. Nell’arcidiocesi abbiamo risposto con diverse iniziative. Oltre ad allestire una vasta rete di banchi alimentari e di assistenza medica gratuita per aiutare i disoccupati, molte parrocchie svolgono un’attività di collocamento. Anche le Catholic Charities stanno dando un contributo importante con i loro quattro dipartimenti. Il dipartimento servizi per l’alloggio e l’emergenza ha 12 sedi e 20 programmi nell’arcidiocesi. Quello per i bambini ha due sedi e tre programmi. I servizi per le famiglie hanno la sede principale a Saint Paul e diverse sedi in tutto lo Stato, nonché sette programmi. Il budget annuale è di 39.063.000 dollari statunitensi. Complessivamente lo scorso anno sono state aiutate 35.000 persone, senza discriminazioni in base al credo religioso. In aggiunta, attraverso la Conferenza cattolica del Minnesota, continuiamo a monitorare gli sforzi e, laddove è possibile, cerchiamo di intervenire nel dibattito statale per bilanciare interessi in apparenza diversi nella politica pubblica.

NICOLA GORI

fonte:www.osservatoreromano.va

 

 

 

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