Ultimatum per il Madagascar

Un accordo entro il 31 luglio per l’attuazione degli accordi di uscita di crisi firmati lo scorso settembre: è l’ultimatum che la Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) ha rivolto al presidente di transizione Andry Rajoelina e al suo predecessore Marc Ravalomanana. Nel caso contrario e oltre la scadenza stabilita, precisa l’organismo regionale, principale mediatore nella crisi in atto in Madagascar da fine 2008, “la o le parti responsabili del fallimento saranno disconosciute dalla comunità internazionale e escluse da una futura partecipazione al processo politico”.Un mese fa Rajoelina e Ravalomanana, esiliato in Sudafrica, avevano accettato di incontrarsi per trovare una soluzione “consensuale e credibile” allo stallo politico che sta avendo pesanti ripercussioni sulla vita socio-economica della grande isola africana dell’Oceano Indiano. “Pressioni della Sadc per accordo politico entro la fine del mese” scrive il sito del quotidiano ‘Madagascar Tribune’, sottolineando che la decisione risale al vertice straordinario di Luanda dello scorso 1° giugno ma che l’organismo regionale ha reso nota la sua posizione solo all’indomani dell’elezione della sudafricana Nkosazana Dlamini-Zuma alla presidenza della Commissione dell’Unione Africana.

Secondo alcune fonti diplomatiche, i due dirigenti malgasci potrebbero incontrarsi alle Seychelles nel fine settimana. “Pressioni inutili non servono a niente. Hanno già dato il loro accordo per un incontro. Tocca alla Sadc stabilire una data e un luogo” ha dichiarato il ministro della Comunicazione, Harry Laurent Rahajason, vicino a Rajoelina.

Nel comunicato diffuso ieri dalla rappresentanza della Sadc nella capitale malgascia viene ribadito che “l’incontro diretto tra i due dirigenti rappresenta una chiave di volta che determinerà se il Madagascar prenderà la strada della prosperità o affonderà in un vortice di povertà”. Nel testo si evidenzia del resto che “il popolo soffre già gravemente per l’impasse politica (…) e non può più rimanere ostaggio della mancanza di un accordo”. Secondo la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe colloqui tra i due principali protagonisti della crisi sotto il segno della “riconciliazione, del compromesso e della cooperazione” segnerebbero “un grande passo in avanti per favorire un clima di riappacificazione e per la piena attuazione della Road Map” e, in prospettiva, per un ritorno sulla strada di elezioni libere e giuste. In questa prospettiva la Sadc ha nuovamente chiesto ai partner internazionali di revocare le sanzioni nei confronti del Madagascar.

Dopo la destituzione di Ravalomanana nel marzo 2009 a favore del giovane Rajoelina, allora sindaco della capitale, i due rivali hanno firmato diversi accordi – a Maputo e Addis Abeba (2009), a Pretoria nel 2010 e a Gaborone nel 2011 – che finora non hanno mai risolto la crisi politico-istituzionale. Una delle questioni centrali è la possibilità per Ravalomanana di rientrare in patria ed eventualmente candidarsi alle prossime elezioni. L’ex presidente è stato condannato in contumacia ai lavori forzati, dopo essere stato giudicato colpevole della morte di una trentina di manifestanti di fronte al palazzo presidenziale nel febbraio di tre anni fa.

http://www.misna.org/economia-e-politica/crisi-politica-dallafrica-australe-ultimatum-ai-dirigenti-17-07-2012-813.html

 

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