C’è un territorio dell’anima nel quale la filosofia non può offrire tutte le risposte e concede allo spirito di sconfinare. Maurice Blondel ha lasciato delle pagine dedicate alla mistica. Il pensatore francese, celebre per il suo saggio L’Action (Parigi 1893), al quale si guarda per comprendere il rinnovamento filosofico e teologico che ha portato alla «Nouvelle théologie», al tomismo trascendentale e al Vaticano II, ha cercato di rispondere in termini esaurienti alla domanda «con quale metodo, in quale misura la mistica è accessibile all’esame della ragione, e quale può essere in questo ambito il contributo della filosofia?».
Curato da Domenico Bosco, il saggio Cos’è la mistica? (Morcelliana, pp. 272, 18€) consente una verifica alle questioni che in molti oggi si pongono intorno a una materia tanto affascinante quanto impalpabile. Blondel, del resto, non evita di porsi il problema del metodo di osservazione scientifico applicato alla mistica, né di chiedersi quale sia il ruolo della ragione. Le pagine che nascono da queste sottili interrogazioni conducono il lettore in quel territorio dell’anima nel quale la filosofia non può offrire tutte le risposte e concede allo spirito di sconfinare, o meglio «di fare il passo in là». Del resto, la mistica si pone tra mistero e filosofia. A volte si trasforma anche nel luogo dove il pensiero mette in discussione (o processa?) se stesso, seguendo quell’orizzonte dove il finito e l’infinito si confondono. Il libro che ora esce in italiano ha anche una ricca appendice in cui vengono raccolte alcune lettere — sono dei piccoli trattati — che lo stesso Blondel scrisse sull’argomento; né manca la traduzione della voce Misticismo che egli compilò per il celebre dizionario di filosofia Lalande (rimasto un punto di riferimento sino a qualche anno fa). E alla fine si intravede il vero mistico, che non va confuso con imitazioni e alterazioni. Per Blondel egli «non soffre delle sue pene, né gioisce delle sue gioie… e, in lui solo, irradia una compassione attiva con tutta l’umanità agonizzante fino alla fine dei tempi».
Armando Torno 5 marzo 2012
fonte: www.corriere.it
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