Mortalità infantile

Il rapporto sull’andamento della mortalità dei bambini di meno cinque anni per il periodo compreso tra il 1990 e il 2012, pubblicato oggi dal Fondo Onu per l’Infanzia (Unicef), ha messo in luce risultati anche molto contrastanti da una regione all’altra del mondo e all’interno dello stesso continente. Globalmente, in 22 anni, si è passati da circa 12 milioni e 600.000 piccole vittime a sei milioni e 600.000 nel 2012. Da una parte ci sono stati paesi virtuosi – tra cui Bangladesh e Nepal in Asia, Etiopia, Liberia, Malawi e Tanzania in Africa – che sono riusciti a ridurre il tasso di due terzi e dall’altra quelli rimasti indietro, per lo più in Africa centrale ed occidentale. La MISNA ha contattato a Dakar Guido Borghese, consulente dell’Unicef per l’ufficio regionale dell’Africa occidentale e centrale.

Quali sono stati i fattori determinanti che hanno consentito a numerosi paesi di ottenere risultati significativi nella lotta alla mortalità infantile e di raggiungere in anticipo il quarto Obiettivo del millennio, relativo alla tutela della salute dei più piccoli?

Innanzitutto bisogna evidenziare che ci sono delle zone dello stesso continente dove questo miglioramento è stato più consistente che in altre. Dal 1990 ad oggi è stata senz’altro determinante la presa di coscienza al livello mondiale dell’importanza di abbattere la mortalità dei bambini di meno di cinque anni, che ovunque rappresentano il futuro dell’umanità. C’è stato anche un netto cambiamento nell’approccio alla lotta alla mortalità infantile con interventi e investimenti per la salute umana mirati e decisivi. Tra questi le campagne di vaccinazioni capillari, la distribuzione di vitamina A, la lotta alla malaria e alla polmonite, la promozione dell’allattamento esclusivo al seno, l’utilizzo di zanzariere trattate con insetticidi e la sensibilizzazione a pratiche di igiene umana cruciali come il lavaggio delle mani. Insomma tanti piccoli gesti che nel corso degli anni hanno salvato milioni di vite umane. Infine le diverse agenzie Onu, le organizzazioni non governative e l’insieme dei partner allo sviluppo hanno saputo coordinare i propri interventi e utilizzare al meglio le risorse disponibili.

Invece per quanto riguarda l’area geografica rimasta maggiormente indietro, quella dell’Africa occidentale e centrale, quali sono gli ostacoli da superare per ottenere anche lì progressi significativi? Ci sono motivi di speranza?

L’elevata mortalità infantile registrata lungo il periodo della ricerca non è altra che la conseguenza diretta della situazione di continui conflitti interni nella quale molti paesi dell’area in questione si sono trovati e si trovano oggi ancora. Tensioni e crisi che hanno reso intere zone inaccessibili per periodi più o meno lunghi, che hanno causato continui flussi di sfollati e rifugiati tra quelle popolazioni che erano già le più povere e deboli. Tra i casi più emblematici possiamo citare l’est della Repubblica democratica del Congo e il Centrafrica mentre, più vicino nel tempo, la crisi in Mali sta avendo ripercussioni negative in un’ampia fascia di paesi del Sahel.

La stessa zona è stata anche colpita da varie carestie e catastrofi naturali – da lunghi periodi di siccità a ondate di maltempo e alluvioni – in parte causate dai cambiamenti climatici. Proprio in questi paesi sia le amministrazioni centrali che locali e le famiglie non sono affatto in grado di reagire alle situazioni di emergenza, per cui ogni volta chiedono il sostegno dei partner allo sviluppo. Questi hanno sistematicamente dovuto dirottare gli aiuti destinati a progetti a medio lungo termine verso interventi urgenti.

Nella stessa zona poi si registra anche una crescita demografica esponenziale – con alcuni paesi dove ogni donna partorisce in media sette figli – mentre i sistemi sanitari di base non sono in grado di rispondere alle necessità della popolazione. E’ anche in questi paesi che la donna viene più discriminata, non ha accesso alla scuola secondaria e i tassi di scolarizzazione sono tra i più bassi al mondo: ovviamente ciò si ripercuote direttamente sulla salute infantile.

In molte nazioni dell’Africa occidentale e centrale ci sono problemi di fondo, più radicati e gravi di quelli logistici, che certamente ostacolano la lotta alla mortalità infantile. Servono più investimenti dello Stato per migliorare la capacità di risposta alle emergenze ma soprattutto serve maggiore equità sociale nell’accesso dei cittadini ai servizi di base. Spesso sono paesi che registrano tassi di crescita economica sorprendenti grazie a sterminate risorse naturali ma dove la ricchezza rimane sempre tra le mani di pochi mentre la stragrande maggioranza per mancanza di soldi, per lontananza geografica e per cultura non riesce a curarsi. I governi poi, nella maggior parte dei casi, non utilizzano correttamente le risorse da destinare al servizio sanitario nazionale e molti di loro nella regione non hanno rispettato l’impegno preso a Maputo di dedicare il 15% del bilancio alla sanità.

La sfida dell’intera regione consiste nel costruire una pace durevole per garantire un futuro alle popolazioni, nel garantire l’istruzione a bambine e donne e nel migliorare la gestione delle spese pubbliche. Migliorare la salute infantile e umana significherà anche far crescere ulteriormente l’economia, ma questa consapevolezza ancora non c’è.

Tuttavia un motivo di speranza è arrivato da alcuni paesi della regione occidentale che sono riusciti a dimostrare, numeri alla mano, che un altro futuro è possibile. Oltre alla Liberia e al Senegal, il caso più emblematico è sttao quello del Niger, paese in preda a cicliche carestie e tra i più poveri al mondo. Eppure dal 1990 al 2012 il tasso di mortalità dei bambini di meno di cinque anni è diminuito del 65%. Questo successo è il risultato di scelte strategiche azzeccate: nonostante risorse limitate, i governi hanno puntato su interventi capillari di lotta alla malnutrizione, alla malaria, alla polmonite e alla diarrea, affidando campagne e cure al livello comunitario quindi raggiungendo tutti con diversi servizi anche gratuiti. Se il Niger è riuscito anche gli altri possono farcela!

(Vedi anche notizia delle 14.26)

[VV]

http://www.misna.org/altro/lotta-alla-mortalita-infantile-sfide-e-speranze-13-09-2013-813.html

 

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