Il progetto della «Praeparatio evangelica» di Eusebio Cesarea

Eusebio, vescovo e bibliotecario di Cesarea. È un titolo volutamente insolito. Benedetto XVI, nell’udienza generale a piazza San Pietro del 13 giugno 2007, ha voluto riscattare la memoria di questo grande erudito del iv secolo: «Egli fu l’esponente più qualificato della cultura cristiana del suo tempo in contesti molto vari, dalla teologia all’esegesi, dalla storia all’erudizione. Eusebio è noto soprattutto come il primo storico del cristianesimo, ma fu anche il più grande filologo della Chiesa antica».

Quest’ultima frase è pesante, soprattutto per coloro che hanno scritto attorno a Eusebio e lo hanno sbeffeggiato. Quasi a partire da questa frase, un’équipe internazionale di undici giovani ricercatori si è riunita il 3 marzo del 2008 presso il Centro interdisciplinare di studi delle religioni e della laicità, nell’Università Libera di Bruxelles, in un workshop dal titolo «Reconsidering Eusebius». L’obiettivo era di continuare, sviluppare e perfezionare la “riabilitazione di Eusebio” che da qualche anno si notava sempre più apertamente nelle pubblicazioni a partire dal noto volume di Timothy David Barnes, Constantine and Eusebius (Cambridge, Harvard University Press, 1981) fino ad arrivare alla pubblicazione di Anthony Grafton e Megan Williams, Christianity and the transformation of the book (Cambridge, Harvard University Press, 2008; traduzione italiana Carocci 2011).

L’équipe si è proposta, con severa obiettività e criticità, di esaminare per intero la produzione di Eusebio, non come semplice mediatore o compilatore, come è stato spesso considerato, ma nel suo specifico modo di costruire letteratura, storia, politica e teologia, tenendo ben conto del contesto e dell’eredità cristiano-mediterannea che studiava e in cui viveva. I risultati dell’indagine sono straordinari.

A questo punto, penso che si possa parlare di Eusebio di Cesarea come di un vescovo erudito e illustre bibliotecario nel senso più alto della parola, il primo storico del cristianesimo e il più grande filologo della Chiesa antica.

La dissennata svalutazione operata contro Eusebio, definito sbrigativamente “eretico” e “vescovo di corte”, attaccandogli questa etichetta per più di un secolo, parte dallo storico dell’arte e storiografo Jacob Burckhardt con la sua opera Die Zeit Konstantin’s des Großen (1853) fino a Henri Grégoire (1938), per arrivare a oggi, in cui si contano ancora, anche se pochi, detrattori di Costantino e comunque negatori della sua conversione al cristianesimo. Tutto ciò ha creato una idiosincrasia verso le opere di Eusebio, così che esse non sono state né conosciute né lette, causando un pregiudizio di dispregio su di lui.

Il servizio che Eusebio intendeva prestare alla causa dell’imperatore, che aveva liberato la Chiesa dalla persecuzione, voleva essere di riconoscenza, di disponibilità per quel che la sua professione gli consentiva e la sua passione di scrittore lo spingeva a fare: una professione a largo raggio, prima di tutto di direttore di una scuola accademia e al contempo nella medesima di maestro e pedagogo; e inoltre, di direttore di una biblioteca ed editore; e infine la sua passione di prolifico scrittore. Costantino si rese conto di quanto il bibliotecario di Cesarea valesse e lo espresse chiaramente nella lettera a lui indirizzata e nella commessa a lui, esegeta, delle cinquanta Bibbie.

Tra il 312 e il 325 l’Impero Romano si è andato trasformando in Impero cristiano. Eusebio, che vedeva in questo realizzarsi un sogno, non rimaneva inerte spettatore, ma progettava la parallela costruzione e crescita di una cultura cristiana, che fosse come l’anima di questo provvidenziale evento. Usava in questo le tecniche dei noti scrittori, come Plinio il Vecchio (23/24-79 dell’era cristiana) e Ateneo di Naucrati (ii-III secolo), le cui opere enciclopediche erano organizzate in biblioteche diversificate, così come nel Rinascimento i manoscritti conservati nelle prime biblioteche europee furono divisi e organizzati in facultates.

Tale progetto egli lo ha realizzato in maniera esemplare nell’opera Praeparatio evangelica, un progetto culturale complesso, dove vengono raffrontati testi greci ed ebraici con la cultura cristiana.

Il modello per Eusebio era la Biblioteca di Alessandria, dove si accumulavano libri senza fine. Lo stesso si ripeteva in crescita a Cesarea. Gli scritti di Eusebio ripetevano nell’accumulo dei testi citati il lavoro di organizzazione dei libri nella biblioteca e le citazioni erano lette e scritte avendo, per così dire, i testi in una mano e la penna nell’altra, o, come appare con evidenza nella Praeparatio, Eusebio leggeva ad alta voce e il copista trascriveva. Insomma, da una attenta lettura di quest’opera risulta un Eusebio esperto del libro e dei libri, un conoscitore preciso dei libri che cita, distinguendo quelli che possiede da quelli di cui conosce soltanto l’esistenza e da quelli di cui può soltanto riferire da citazioni di altri. C’è un’accurata metodologia bibliografica, che gli proveniva probabilmente da Alessandria, ma che egli aveva adeguato alla più ricca documentazione che lui utilizzava e che aveva perfezionato per renderla più facilmente fruibile.

Tutto ciò era a servizio di uno scopo superiore, che non è quello di descrivere, preservare e rendere fruibile la cultura greca; il principio basilare che governa la biblioteca della Praeparatio evangelica è il Lògos-Cristo e il messaggio del Vangelo. C’è dunque una svolta, dalla Praeparatio alla Historia e a tutte le altre opere di Eusebio, che pur sotto l’innegabile influenza dell’Origene alessandrino, riflettono la reinterpretazione del lavoro bibliologico dell’Origene trasferitosi a Cesarea.

Come biblioteca e sfoggio di erudizione la Praeparatio va ancora più avanti: essa è, e con essa Eusebio, un’interpretatio christiana dichiarata o, se si vuole, un’interpretatio Caesariana dell’erudizione alessandrina, nella quale i giochi eruditi di Alessandria sono stati rimpiazzati da una forte e ben strutturata strategia apologetica.

Una tale massiva raccolta di testi, accuratamente organizzata, è posta sotto la lente cristiana. Questo provoca ovviamente un certo processo di assimilazione, ma anche un controllo e una presa di possesso, bilanciati dall’onesta responsabilità di tramandare ai posteri la ricchezza della cultura classica.

Nella Praeparatio evangelica voluta da Eusebio come una dimostrazione di erudizione e come una biblioteca, da una parte, e il suo discorso apologetico, dall’altra, queste due componenti interagiscono profondamente. Costruendo quest’opera come un’accumulazione di citazioni, dove sono associati autori pagani, giudei e cristiani, Eusebio presenta un quadro della cultura cristiana che alla fine vuole mostrare la sua superiorità e il trionfo su ogni altra alternativa. Eusebio ha raccolto l’eredità della Scuola alessandrina trasferita e rinnovata da Origene e Panfilo a Cesarea; Eusebio, tramite i suoi scritti eruditi, storici, esegetici e teologici, tramite la Scuola di Cesarea che ha formato tanti personaggi chiave, e tramite tutta l’organizzazione editoriale e libraria, ha quasi provocato come una sostituzione di un’antica istituzione con una nuova; e, mentre l’Impero cristiano sostituiva quello pagano, Cesarea sostituiva Alessandria. Una svolta culturale religiosa si affianca dunque a quella politica e costituisce con essa l’unica “svolta costantiniana”.

RAFFAELE FARINA

23 marzo 2012

http://www.osservatoreromano.va/portal/dt?JSPTabContainer.setSelected=JSPTabContainer%2FDetail&last=false=&path=/news/cultura/2012/069q12-Nella-biblioteca-delvescovo-si-riflette-la-.html&title= Nella biblioteca del vescovo si riflette la svolta costantiniana &detailLanguage=it&locale=

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.