Un corso dedicato a chi vive nel carcere di San Vittore, a Milano. Un ciclo di lezioni svolte da un imprenditore che si è messo a disposizione essendo stato colpito dal suicidio (uno dei tanti) di un ragazzo dietro le sbarre di un carcere. Un tentativo di solidarietà concreta, un modo come un altro per infondere speranze nel futuro
di VALERIA PINI
MILANO – Il problema riguarda un po’ tutte le persone che affrontano colloqui di lavoro. Nervosismo, tensione, senso di inadeguatezza precedono le ore dell’incontro. Ma la preoccupazione può trasformarsi in angoscia per chi sta per uscire o è appena uscito dal carcere. C’è così chi si è messo a insegnare dei piccoli “trucchi” per affrontare la prova, seguendo training specifici. Si studia, ad esempio, come stringere la mano al futuro capo, in modo convincente e ad essere sobriamente brillanti quando si risponde alle domande. Sono ormai molti i corsi di questo tipo, ma è la prima volta che lezioni del genere si svolgono dietro le sbarre. L’idea è di un imprenditore che si è proposto come insegnante ad un gruppo di detenuti. Ha chiamato la direttrice del carcere di San Vittore ed è nato così un ciclo di lezioni destinato a persone recluse, tra i 18 e i 25 anni.
La notizia di quel suicidio. “Era da tempo che avevo in mente di fare qualcosa, ma la molla che ha fatto scattare la decisione è stata la notizia dell’ennesimo suicidio di un ragazzo dietro le sbarre. Ho pensato, allora, assieme alla direttrice del carcere di lavorare sui giovani detenuti per dar loro strumenti per poter affrontare il mercato del lavoro, anche in un periodo di crisi come questo”, racconta Alessandro Proto, l’imprenditore che ha dato vita all’iniziativa. “Abbiamo organizzato lezioni in cui si spiegano le tecniche di gestione dei colloqui finalizzati all’assunzione.
Il corso tende ad insegnare un ventaglio di comportamenti, dal modo per declinare le proprie generalità, alla condotta da assumere di fronte un eventuale rifiuto di assunzione – spiega Gloria Manzelli, direttrice di San Vittore – . Sono 10 incontri di due ore ciascuno, all’interno del reparto per i detenuti “giovani adulti”, rivolti a ragazzi poco più che diciottenni. La speranza è che questo possa essere loro di aiuto per il “dopo”, per affrontare con un minimo di strumenti più efficaci il difficile mondo del lavoro”.
L’attestato finale. Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza ai giovani che hanno partecipato al training. “E’ un ciclo di lezioni che, in fondo, ha lo scopo di far maturare nelle persone, la consapevolezza che il miglior prodotto da ‘vendere’ sono proprio loro stessi. Si mettono in atto delle simulazioni per tenere viva l’attenzione; ogni detenuto viene trattato come se fosse un vero e proprio manager in formazione. E’ sicuramente questo che li spinge a continuare a partecipare al corso, se non altro perché ‘evadono’ per 3 ore dal loro ambiente”, spiega Proto. “Abbiamo scelto di investire su di loro, dunque, perché crediamo nell’importanza del lavoro per il futuro di un giovane e di quanto possano essere demotivanti e devastanti alcuni rifiuti, specialmente a quell’età. A breve, inizieremo il corso anche presso la sezione femminile con lo stesso impianto organizzativo”, aggiunge Manzelli.
I casi difficili. Gli allievi, con alle spalle gravi problemi ed esistenze complicate, hanno seguito con attenzione le lezioni dell’imprenditore, sebbene con qualche difficoltà. “Mantenere viva l’attenzione di persone che devono scontare ancora mesi o anni di detenzione su argomenti di questo genere non è per niente facile. Occorre superare alcune barriere per entrare davvero in sintonia. Ma, devo dire, ci stiamo riuscendo mi sembra molto bene. Sono soddisfatto di come stanno andando le cose e la mia idea è quella di prendere persone per replicare questa cosa anche in altre carceri d’Italia”, promette Alessandro Proto.
fonte: WWW.REPUBBLICA.IT
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