Il dono della Libertà

San Giovanni della Croce alla luce di Gv 8.32

di padre Diego Cassata ocd

F. Queirolo, Il Disinganno, 1753-54 c., Napoli, Cappella Sansevero

La verità vi farà liberi (Gv 8,32)

Iniziamo questo convegno di spiritualità sulla Salita del Monte Carmelo del nostro Santo Padre Giovanni della Croce a partire da una meditazione sulla frase di Gesù riportata dall’evangelista Giovanni al cap. 8 v. 32: «La verità vi farà liberi».
Vogliamo partire quindi dalla Sacra Scrittura, da un insegnamento di Gesù, per poi entrare nel vivo della spiritualità di san Giovanni della Croce con le conferenze che avranno seguito.
Il versetto da noi scelto, il 32, si trova nella pericope intitolata «Gesù e Abramo»: dopo che Gesù dà testimonianza di se stesso, di chi è, da dove viene e perché viene, al v. 31 si rivolge «a quei Giudei che avevano creduto in lui» ed esclama: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli» e continua con quanto riportato al v. 32 da noi scelto: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Partiamo dalla prima frase: «Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui». Cosa vuol dire credere «in lui»? «Credere a lui», ad una persona, a Gesù, vuol dire dar credito alle sue parole, a ciò che dice, al suo messaggio. Diverso invece è dire «credere in lui» perché in questo caso si fa riferimento alla persona stessa: la si accetta e la si accoglie. «Credere in lui» quindi vuol dire accogliere la persona di Gesù e aderire a lui. Ora, a prescindere dall’insegnamento di Gesù o dal messaggio che vuole trasmettere l’evangelista Giovanni ai credenti ai quali scrive, l’obiettivo di questo insegnamento è far perseverare nella fede.
Con la frase successiva Gesù afferma: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli». «Rimanere» è uno dei termini chiave del vangelo di Giovanni ed indica lo stare, il prendere dimora, il condividere, l’entrare in comunione. Al cap. 8 è presente al v. 31 e al v. 35, ma è ancora più presente nei discorsi di addio da parte di Gesù quando egli stesso invita i suoi discepoli con queste parole: «Rimante in me e io in voi» (Gv 15,4) e più avanti: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Altro termine chiave è «parola»: nello stesso vangelo è presente 25 volte, ma per ben 20 volte indica la parola di Dio, ciò che Gesù è venuto a rivelarci da parte del Padre. Anche il termine «discepoli» è abbondantemente presente nel vangelo giovanneo: ben 60 volte per indicare l’appartenenza a Cristo, la sua sequela, il camminare dietro a lui e con lui, con possibilità di esperienza di intima comunione.
Ed ecco il versetto da noi scelto: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Innanzitutto notiamo un cambio di tempo verbale: Gesù passa dal «rimanete» dell’oggi, con un tempo verbale al presente, al «sarete», «conoscerete», «farà» conseguenze tutte espresse con un tempo verbale al futuro che indicano appunto un inizio senza fine. Si va quindi dall’oggi al futuro eterno. Ma cosa vuol dire conoscere? Nel linguaggio biblico la conoscenza indica sempre qualcosa di profondo ed intimo: Dio conosce il suo popolo come nessun altro al mondo; Dio conosce il suo popolo entrando in relazione con lui e stipulando alleanze, manifestando accordi; dimostrando la sua vicinanza e la sua potenza contro i popoli nemici e nel momento del bisogno; entrando nel cuore di ogni uomo e scrivendo in esso la legge dell’amore e dell’eterna fedeltà da parte sua. Noi, dal canto nostro, pensiamo di saper e poter conoscere; ma mai, e poi mai, possiamo raggiungere la conoscenza che Dio ha.
Nel nostro versetto Gesù parla della conoscenza della verità. E anche qui c’è da chiedersi: cos’è la verità? Subito alla nostra mente balza l’incontro tra Pilato e Gesù a cui il prefetto romano, secondo quanto viene descritto in Gv 18,38, chiede: «Che cos’è la verità?» e subito dopo esce verso i Giudei dicendo loro di non trovare nessuna colpa in Gesù. Che cos’è la verità? Oggi è davvero difficile dare una risposta: oggi si parla di verità al plurale, di punti di vista, di punti di incontro per giungere ad una verità che non è frutto di qualcosa di oggettivo e concorde per tutti, ma qualcosa che esprime chi siamo e cosa vogliamo. Da sempre l’uomo ha cercato di comprendere la verità e di darne una definizione. La filosofia in modo particolare ha sempre inseguito questo obiettivo. È segno che l’uomo cerca e ricerca perché vuole avere, vuole possedere, raggiungere, appagare la propria fame e sete di verità. Ma alla ricerca della verità è unita la ricerca della libertà: anche questa l’uomo ha sempre inseguito e desiderato raggiungere e possedere.
Nel nostro versetto la centralità risiede nella libertà mediante la verità: «la verità vi farà liberi», dice Gesù, sebbene nei versetti successivi i Giudei sostengono di possedere la libertà per il fatto di essere figli di Abramo e conoscere la verità delle cose. Fra i Giudei che ascoltano Gesù alcuni accettano il suo messaggio, ma Gesù non si accontenta di un’adesione di principio: lui desidera che passiamo dall’accettazione alla pratica, ossia divenire suoi discepoli, uomini in grado di compiere un passaggio e realizzare ciò che egli propone.
È questo passaggio alla pratica che porta alla verità. Cos’è la verità? Per i Giudei la verità era la Legge, e lo studio della Legge rendeva l’uomo libero. Ma con Gesù si comprende che la verità è altro: per Gesù la verità è la vita che egli comunica e quindi la dimensione di figlio che lo Spirito crea in ogni uomo. Solo nel momento in cui i suoi ascoltatori accoglieranno la sua parola e decideranno di compiere il passaggio riceveranno la nuova vita e conosceranno la verità. E questa vita di cui stiamo parlando non è qualcosa di astratto, al contrario è semplicemente concreto: la vita è carne. «E il Verbo si fece carne» ci ricorda l’evangelista Giovanni descrivendo il mistero dell’Incarnazione (Gv 1,14).
Quindi, riassumendo: se la verità è la vita, e la vita è carne, e «il Verbo si è fatto carne», allora questa verità che da sempre l’uomo insegue e desidera raggiungere è Gesù, il Verbo, il Figlio di Dio, la Parola incarnata. La verità di cui parla Gesù è la parola rivelata, cioè Lui in persona. Per questo motivo quando la verità si rivela in Gesù è rifiutata dall’ideologia religiosa: l’ideologia è astratta mentre la verità è concreta e con qualcosa di concreto ci si scontra, si fa i conti! Non si può accettare il suo messaggio – il messaggio di Gesù – su Dio e sull’uomo, se non si accetta che Lui stesso – Gesù – è il suo messaggio: è la carne della Parola, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio.
La parola verità è molto cara all’evangelista Giovanni infatti nel suo testo è presente per ben 45 volte. Questo perché Giovanni identifica la verità ad una persona concreta: Gesù. Egli, con ciò che fa e dice, è la verità dell’uomo: rivela se stesso come Figlio e noi come suoi fratelli.
Ed eccoci giunti alla libertà: da questa verità, che è Gesù e che ci rivela chi siamo, nasce la nostra libertà: siamo liberi perché la Verità ci dice che siamo suoi fratelli e figli dello stesso Padre. Il mondo ci dice che è libero l’uomo potente che può portare avanti i suoi progetti, le sue idee, che può fare ciò che gli pare e piace. Sul piano intellettuale possiamo affermare che l’uomo libero è colui che con il suo ragionamento, con la sua sapienza, con i suoi studi può raggiungere alti pensieri e gratificanti conoscenze mentre l’uomo ignorante e senza cultura non sarà mai libero.
Ma la Sacra Scrittura ci rivela che l’uomo libero è tale perché è creato ad immagine e somiglianza di Dio, quel Dio che Gesù-Verità ci presenta come Amore. Con questo Amore si può parlare, dialogare, interagire, conversare, si può entrare in relazione e in comunione. E a questo punto ecco il nostro caro san Giovanni della Croce: il poeta mistico, il dottore della fede che parla, anzi scrive, spiega e commenta il mistero dell’Amore e della comunione con Dio.
L’uomo può pensare e riflettere quanto vuole; può indagare e scoprire quanto può, ma questa libertà non sarà mai qualcosa di raggiunto e conquistato: sarà sempre e soltanto un dono da parte di Dio. Noi possiamo solo accettare o meno di essere figli amati e solo questa accettazione ci fa essere e concepire come liberi.
Ma affinché tutto questo avvenga in maniera concreta occorre dimorare nella parola, leggerla, meditarla, ruminarla, stare con lei, nutrirsi e riempirsi di essa, avere con essa quella familiarità che ci fa essere vicini a Gesù a tal punto da assimilarci a lui.
Questa vicinanza con Gesù ci permette di conoscere lui e di conoscere noi.
Così infatti afferma la Gaudium et Spes al n. 22: «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo». E ancora: «Il cristiano poi, reso conforme all’immagine del Figlio che è il primogenito tra molti fratelli riceve «le primizie dello Spirito» (Rm 8,23) per cui diventa capace di adempiere la legge nuova dell’amore».
La verità del Figlio quindi ci fa liberi perché ci ridà la nostra identità di figli persa con il peccato. Il più grande desiderio di Gesù è portarci a dimorare nella sua parola per conoscere la verità che apre alla vita autentica nella libertà di figli di Dio. Gesù-Verità entrando nella nostra vita cambia la nostra struttura e ci rende fratelli suoi e figli del Padre, liberi dal peccato.
Pertanto una volta incontrato Cristo, via vita e verità, le nostre strade si aprono verso il bene e il dono più grande che Dio ci abbia mai concesso: quello della libertà.
Attenzione quindi alle tante tentazioni e ai pericoli che invece ci vogliono riportare verso la schiavitù allontanandoci da Dio e legandoci a questo mondo. E poco importa se siamo legati da una catena o da un piccolo filo: siamo sempre legati, come ci insegna il nostro santo padre Giovanni della Croce nel libro della Salita: «Poco importa che un uccello sia legato ad un filo sottile invece che ad uno grosso, perché, per quanto sia sottile, rimarrà legato come al grosso, fin tanto che non lo romperà per volare. La verità è che quello sottile è più facile da rompere; però, per facile che sia, se non lo rompe, non volerà» (1 Salita 11, 14).
Per il nostro cammino di scoperta e di incontro con la Verità per la nostra libertà chiediamo l’aiuto della Vergine Maria, di colei che nella propria vita libera perché non segnata dal peccato originale ha saputo prontamente pronunciare il suo sì a Dio nell’accogliere la Parola, la Verità nel suo grembo, quella Verità che l’ha resa ancora più libera e pronta nella propria donazione a Dio e all’umanità.

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