Donne e cristiane in Pakistan doppia discriminazione

Rapporto della Commissione giustizia e pace in occasione dell’8 marzo

Le donne in Pakistan appartenenti a comunità di minoranze religiose sono frequentemente oggetto di violenze, abusi, molestie e spesso costrette a conversioni forzate: è quanto afferma un rapporto presentato in previsione dell’8 marzo, festa della donna, dalla Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale del Pakistan e diffuso nei giorni scorsi. Il rapporto, intitolato «La vita ai margini», si basa su interviste a oltre mille donne indù e cristiane, realizzate in otto distretti del Punjab e in diciotto distretti del Sindh dove vive il 95 per cento delle minoranze religiose presenti in Pakistan.

Come ha riferito all’agenzia Fides Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione, dall’indagine «sono emerse disparità giuridiche, pregiudizi, conversioni forzate e la mancanza di attenzione politica», che impongono «l’urgenza di ripensare leggi che toccano la sfera religiosa e la parità tra i sessi».

Secondo il rapporto, il 43 per cento delle donne appartenenti alle minoranze ha subìto delle discriminazioni di natura religiosa sul posto di lavoro, in istituzioni educative e sociali. Il 76 per cento di loro, inoltre, ha subìto molestie sessuali sul luogo di lavoro, che spesso consiste nello svolgere compiti umili e scarsamente retribuiti.

Fra gli altri dati significativi contenuti nel rapporto, il tasso di alfabetizzazione tra le donne delle minoranze è al 47 per cento, inferiore alla media nazionale del 57 per cento. Questo fattore ha una evidente ripercussione sulle condizioni di vita sociali ed economiche, che relegano le donne ai margini della società. Un altro fenomeno molto preoccupante è quello delle conversioni forzate, con circa mille casi ufficialmente denunciati ogni anno. Questa situazione è il riflesso di un pregiudizio culturale, per cui l’autonomia delle donne è negata o limitata, il che influisce in modo significativo sulla loro indipendenza, sull’autostima e sull’autonomia delle scelte.

La condizione di subalternità, di povertà e di emarginazione delle donne cristiane e indù si riflette anche sui loro bambini. Nel rapporto si sottolinea un tasso più alto di mortalità tra i bambini delle minoranze, rispetto alla media nazionale: 314 morti infantili su 3.050 nascite annue, con un tasso di mortalità pari al 10,3 per cento, rispetto al tasso nazionale che è pari all’8,7 per cento. Inoltre, nel testo si afferma che «la maggior parte dei bambini delle minoranze sono costretti a frequentare gli studi islamici per mancanza di alternative appropriate». Quella dell’istruzione è una questione che resta cruciale per il miglioramento della vita delle minoranze religiose in Pakistan.

La Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale, in vista dell’8 marzo, ha chiesto l’appoggio dell’intera società civile per le donne perseguitate e ha esortato il Governo federale a intervenire con provvedimenti legislativi che sanciscano l’uguaglianza tra i sessi, le pari opportunità per le donne e i diritti per le minoranze. Per ora rimane da colmare un ampio divario sociale, economico e culturale ancora alimentato dalle discriminazioni di natura religiosa.

Intanto, nel corso delle recenti celebrazioni in memoria del ministro cattolico Shahbaz Bhatti, ucciso un anno fa a Islamabad da alcuni terroristi, alcuni leader di organizzazioni della società civile del Pakistan hanno rivolto un appello al Governo per chiedere «uguaglianza reale, libertà e pari diritti per le minoranze religiose per garantire alle generazioni future di vivere in pace, senza alcuna discriminazione». I leader di queste organizzazioni hanno chiesto alle autorità cittadine di Islamabad d’intitolare una strada e un parco pubblico alla memoria del ministro Shahbaz Bhatti.

8 marzo 2012

fonte: www.osservatoreromano.va

 

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