Una giornata al Carmelo

Terza parte

ORE 11,30-12,00: ORA SESTA, LITANIE ALLA MADONNA E COMMEMORAZIONE DEI NOSTRI SANTI

«Che c’è di più dolce di Maria, dopo Gesù? Maria mi possiede tutta: è immensa beatitudine appartenere a Maria, essere posseduta da questa Madre purissima, bellissima. A volte mi sembra di riposare sul petto di Maria, di sentire battere il suo cuore, di contemplare la sua anima tutta fiamma e luce. Appoggiata al suo petto, mi piace entrare, nascondermi nell’anima dolcissima della Madre mia.
Allora piena di confidenza, mi affido alla sua benignità e la costringo a concedermi le sue grazie. Quando mi capita di compiere un sacrificio, immagino di farlo accanto a Lei, con la sua virtù, e mi sembra che esso diventi tanto grande, tanto bello. Maria certamente metteva tanto ardore nel compiere i suoi doveri. Ho cercato perciò di vivere accanto a Lei, imitando la sua fede, il suo fervore, il raccoglimento che la rendeva tutta attenta al divino volere. Come canterò le lodi di questa divina Madre? Sono innumerevoli le grazie che mi ha ottenute dal suo Figlio. Vorrei amarla ed esaltarla tanto: vorrei amarla col Cuore stesso di Gesù».
(Beata Maria Candida dell’Eucarestia, Nella stanza del mio cuore).

«Quando dovrete compiere qualche lavoro o atto comune, prima levate gli occhi al cielo, e invocate in modo speciale Gesù e Maria, e supplichevoli raccomandatevi alla loro perpetua custodia affinché le vostre azioni siano grate a Dio, utili al prossimo e per voi salutari. Servite la gran Madre di Dio che vi mostra esempi di santa vita. Volete fare ciò che piace alla Beata Vergine? Siate umili, pazienti, sobri, casti, verecondi, fervidi, mansueti, raccolti, devoti.
Leggete, scrivete e più spesso pregate. Il servizio di Maria non vi deve sembrare né lungo né pesante; è dilettevole e giocondo servire una tal Signora col cuore e con la voce.» (Tommaso da Kempis, Sermones ad novizios).
Nella commemorazione dei nostri santi, abbiamo particolare attenzione per Sant’Elia, San Giuseppe, la nostra Santa Madre Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce.
Il profeta Elia, che viveva “alla presenza di Dio e ardeva di zelo per il Signore Dio degli eserciti”, ci insegna a vivere, appunto, al cospetto del Dio vivente e a cercare sempre il suo Volto per essere testimoni del suo amore: questa è la nostra “professione”.
A San Giuseppe, come Padre provvidente, chiediamo la protezione e l’aiuto per tutte le nostre necessità e di provvedere alla nostra comunità.
Alla nostra Santa Madre Teresa di Gesù chiediamo di “guardare dal cielo e vedere e visitare questa Vigna (il monastero, l’Ordine carmelitano, la Chiesa, l’umanità tutta) e di proteggere ciò che la sua destra ha piantato” e – di nutrirci spiritualmente alla sua dottrina per essere infiammate sempre da un vivo desiderio di santità e di camminare gioiosamente nella via regale dell’orazione, offrendoci completamente al servizio della Chiesa.
Al nostro Santo Padre Giovanni della Croce, illuminate e sorrette dal suo esempio e dalla sua dottrina, chiediamo l’aiuto a spogliarci generosamente di tutto ciò che non è Dio per diventare nella Chiesa una viva fiamma d’amore.

ORE 12,15: PRANZO

«Il pranzo e la cena sono momenti di nutrimento non solo per il corpo ma anche per l’anima; al nutrimento fisico, materiale accompagniamo il nutrimento spirituale attraverso una lettura che fa da sottofondo a questi atti. Una sorella legge un brano della Bibbia, un punto delle nostre Costituzioni o un punto della nostra Regola, gli insegnamenti della Chiesa, del Papa, oppure vite dei Santi; a volte ascoltiamo qualche registrazione su corsi di esercizi o altro che può nutrirci!
«Sei seduto a tavola? Prega. Portando il pane alla bocca rendi grazie a Colui che te ne ha fatto dono. Bevi del vino per rinvigorire il tuo corpo indebolito? Ricordati di Colui che te ne ha fatto dono per rallegrare il tuo cuore e dar conforto alla tua debolezza. Ti è passato il bisogno di mangiare? Fa che non ti Passi il bisogno del tuo Benefattore. Quando ti avvolgi nel tuo mantello accresci il tuo amore per quel Dio che ti ha provveduto di vesti appropriate sia per l’estate che per l’inverno …. Finisce il giorno? Ringrazia Colui che ti ha dato il sole per illuminare il tuo lavoro diurno e ti ha dato il fuoco per rischiarare la notte. Così tu pregherai senza interruzione non in parole ma unendoti a Dio in una preghiera continua e incessante» (San Basilio)
…. Sempre… continuamente … .incessantemente … con insistenza … , Dio vuole entrare sempre più in noi!
«Com’è bello riempire di preghiera tutti gli spazi e i tempi interiori e imparare a pregare anche durante i tempi e gli spazi che si devono comunque concedere ad altre necessarie attività (fisiche, manuali) e perfino durante il sonno: “meditare giorno e notte la legge del Signore”. Una preghiera ininterrotta in cui i cristiani fanno diventare la vita preghiera e i monaci fanno anche diventare la preghiera vita!» (P. Antonio Maria Sicari).

ORE 12,45-13,30: RICREAZIONE

Dopo pranzo viviamo un’ora circa di ricreazione comunitaria. È il momento in cui il silenzio viene “interrotto” e la comunità si ritrova insieme, ognuna sempre con un proprio lavoro in mano, in una sala comune. La ricreazione è un momento di vita comunitaria, essa è scambio di idee, pensieri spirituali, di conoscenza, di spontaneità, di condivisione, di risate, di ricordi, di memorie, di richieste di preghiera, di corrispondenza. Ci si racconta la vita, è un raccontarsi i germi di vocazione, è un continuo stupirsi, meravigliarsi, sorprendersi delle opere che il Signore ha compiuto per 30-40-50-60 anni e oltre, in ciascuna, nella consacrazione e fedeltà a Lui che ancora continua a compiere e ad elargire grazie in abbondanza! La ricreazione è ancora: momento di confronto con le sorelle, di ascolto, di comunicazione di notizie dell’Ordine Carmelitano, di “briciole“ cioè di un pensiero spirituale vissuto nel giorno di ritiro mensile.
Ogni sorella è una miniera inesplorata, un tesoro inesauribile, uno scrigno di perle preziose che dal suo intimo estrae “cose belle sempre antiche e sempre nuove”.
ORE 13,30-13,45: ORA NONA

La Liturgia delle Ore rende, con la preghiera corale, cor unum et anima una e, non solo si fa unità tra sorelle, ma sincronizziamo i nostri cuori, le nostre menti, le nostre parole, attraverso la preghiera salmica con tutti. È una lode incessante, vibrante, inebriante, che sale a Dio da questa Chiesa arante che ci unisce non solo ai fratelli e alle sorelle di tutto il mondo, ma anche alla liturgia celeste, convoca i Santi in quella perfetta e desiderabile e indivisibile comunione che ci salda al Paradiso e a tutta la corte celeste in un clima di perenne festa.
«La liturgia terrestre è anticipazione della Liturgia celeste. Il salmodiare di un coro monastico riecheggia salmodie eterne: basta abbandonarsi in un momento in maniera raccolta e silenziosa ad ascoltare, per sentire armonie che provengono dalla fede vibrante, dalla carità inebriata di Dio e dalla gloria e dalla visione dell’Eternità». (Card. Anastasio Ballestrero)

ORE 13,45-14,30: RIPOSO, SILENZIO, SOLITUDINE

«Per tutto il tempo in cui le sorelle non sono con la comunità o sono occupate negli uffici di casa, rimangano ciascuna nella propria cella, come prescrive la Regola, mantenendosi alla presenza di Dio nella solitudine e dedicandosi alla preghiera) allo studio o al lavoro.» (dalle nostre Costituzioni n °83).
«Benché assorte nelle occupazioni) non dobbiamo mai desistere dal desiderare la solitudine, come non cessano mai di desiderarla le anime che amano veramente il Signore.

La solitudine ha un’azione vantaggiosa perché in essa si viene a conoscere chi siamo e fin dove arriva la nostra virtù.» (Santa Teresa in Fondazioni 5,15).
«Stando ognuna per conto suo, si osserva meglio il silenzio e ci si abitua, alla solitudine, che è un’ottima disposizione per il raccoglimento e la preghiera. Siccome la preghiera dev’essere il fondamento di questa casa, è necessario far di tutto per affezionarci a quei mezzi che meglio la favoriscano» (Santa Teresa di Gesù).
La cella: il luogo per eccellenza che favorisce la solitudine, “sola con Dio solo”, direbbe Santa Elisabetta della Trinità; luogo di incontro con lo Sposo, luogo di confidenze, luogo di abbandoni a dialoghi, a sguardi e a parole intrise di silenzio.
Un luogo intimo, quasi inviolabile! Come il cuore è il centro propulsore del corpo, così la cella è il centro e il cuore dell’intimità con Colui che è l’Amore assoluto. Dal cuore partono i battiti che ti tengono nella vita fisica, dalla cella partono i battiti che ti tengono nella vita divina, nella vita intima, nella vita interiore … i battiti che ti tengono nella sua Vita. Nella cella non ci si può non incontrare col nostro Sposo.
«La mia celletta somiglia al paradiso. È il santuario intimo, tutto e solo per Lui e per me. Nessuno vi può penetrare all’infuori della nostra reverenda Madre. Com’è bella la vita tra queste mura sotto lo sguardo del Maestro, in un dolce cuore a cuore con Lui», … «La mia celletta: un pagliericcio, una piccola sedia, un leggio sopra la tavola: questa è la nostra mobilia, ma è piena di Dio e ci passo tante belle ore sola con lo Sposo. Per me la cella è qualcosa di sacro è il luogo di un continuo amoroso colloquio con Gesù: “Lui) il nostro appuntamento e il nostro incontro .. questa cara celletta dove sto così bene “sola col Solo”.
Dentro me c’è una solitudine dov’Egli dimora e questa nessuno me la potrà rapire. La nostra cella è piena di silenzio, piena soprattutto della presenza del buon Dio.» (Santa Elisabetta della Trinità)

ORE 1·4,30-15,15: LETTURA SPIRITUALE

La lettura spirituale, personale, fatta in cella, è il nostro nutrimento per l’anima! Ognuna può scegliere quanto giova allo spirito! La Bibbia, libri di spiritualità, libri di santi, documenti del Magistero della Chiesa, commenti biblici, storia della Chiesa, libri sui nostri santi carmelitani e di spiritualità carmelitana, libri dei Padri della Chiesa, ecc. C’è una varietà che ci fa spaziare nel campo della conoscenza e dell’approfondimento.
La lettura “razionata”, perché legata ad un orario comune, ma che possiamo riprendere in altri momenti della giornata, aiuta molto, in quanto poche gocce al giorno nutrono meglio e penetrano a poco a poco tra le fibre dell’essere, irrigandolo e irrobustendolo piano-piano.
Il miglior cibo spirituale è certamente la Parola di Dio che ci accompagna per tutti i momenti della giornata. Un punto intenso della nostra Regola dice: «Meditare giorno e notte la legge del Signore».
La preghiera in coro è un essere continuamente, attraverso i Salmi, con la Sua Parola. Poi c’è la Parola ascoltata durante la santa Messa, preceduta da una lettura personale durante l’Orazione in essa meditata e “ruminata”. Durante il giorno sono tanti i momenti in cui ci “incontriamo” con la Parola!
«Non sono i molti libri che fanno i santi, e neppure i molti libri che fanno i dotti. È il pensare, è il riflettere, è il meditare; e il libro dei libri sappiamo qual è: la Parola di Dio. Quella non disturba, quella non distrae, quella non tenta, quella non illude, quella è verità, quella è annunzio, quella è rivelazione del Mistero» (Card. Anastasio Ballestrero).
Ai tempi della nostra Santa Madre Teresa di Gesù, durante il periodo dell’Inquisizione furono ritirati tanti libri perché considerati di danno alle anime semplici. Santa Teresa, a cui piaceva tanto leggere, se ne afflisse ma il Signore le disse: «Non affliggerti perché io ti darò un libro vivente» … «e il Signore mi istruiva con tanta tenerezza e in così varie maniere che quasi non ebbi più bisogno di libri o almeno di poco. Allora per apprendere la verità non ebbi altro libro che Dio. E benedetto quel libro che lascia così ben impresso quello che si deve leggere e praticare da non dimenticarsene più“. (Vita 26, 5).

ORE 15,15-17: LAVORO

Questo tempo, a volte, è anche impiegato per le visite, in parlatorio, di amici, parenti o gente che ci vuole incontrare per un colloquio spirituale!
È il momento in cui “facciamo” una forte esperienza di ascolto, in cui viviamo la nostra maternità spirituale, in cui partecipiamo alle gioie e alle sofferenze di chi ce le racconta, in cui accogliamo l’altro col suo bagaglio di pesantezza della vita, in cui facciamo spazio ad una parola di conforto, in cui spieghiamo cosa è avere un rapporto con Gesù, in cui facciamo conoscere la bellezza della vita sacramentale, in cui raccontiamo la nostra vocazione, in cui veniamo a conoscenza di ciò che succede nel mondo, in cui ci viene chiesto, palesamente o implicitamente, “insegnateci a pregare” …
«Gesù ci chiede: sai cos’è un rapporto con me? È respirare (pregare); è lavarsi (ricevere il Battesimo); è mangiare e bere (ricevere L’Eucarestia): è ascoltare e leggere (meditare la Parola che io ti annuncio); è camminare (seguire le mie orme); è amare il mio corpo e tutto ciò che è mio (la Chiesa)“ (Padre Antonio Maria Sicari)

Cerchiamo di spiegare, a chi ci incontra, che avere una “relazione” con Gesù non è poi così difficile, perché le nostre azioni quotidiane, anche le più semplici: respirare, mangiare, ascoltare, leggere, amare, tutto, se vogliamo, possiamo viverlo in una dimensione più elevata. Ogni nostra azione, la più comune, può essere sublimata con Gesù!
Gli incontri in parlatorio sono impegnativi perché ci vengono consegnate storie, persone, situazioni, intenzioni di preghiera, gioie, sofferenze che subito portiamo al nostro Gesù nel nostro intimo colloquio con Lui.
Le grate, in parlatorio, se non favoriscono il contatto fisico con chi viene a trovarci, però avvicinano per un contatto spirituale più grande e più profondo! Esse sono come “finestre aperte al mondo” in cui arriva di tutto e di più e da cui parte il Tutto e il di Più!
«Le grate del Carmelo non sono fatte per dividere cuori che si amano in Cristo,· servono piuttosto a rinsaldare i vincoli che li uniscono» (Santa Teresa di Gesù Bambino)
«Sono sempre più convinta che le grate non ci hanno affatto separati e che le anime fortemente unite, delle quali Dio è il vincolo e l’appuntamento, sanno sempre dove ritrovarsi,» (Santa Elisabetta della Trinità).

ORE 17-17,30: VESPRO

«I Vespri si celebrano quando si fà sera e il giorno ormai declina, “per rendere grazie di ciò che nel medesimo giorno ci è stato donato o con rettitudine abbiamo compiuto.” (San Basilio). Con la preghiera che innalziamo, come “incenso davanti al Signore” e nella quale “l’elevarsi delle nostre mani” diventa “sacrificio della sera”, ricordiamo anche la nostra redenzione». (da Princìpi e norme per la Liturgia delle Ore).

ORE 17,30-18,30: ORAZIONE E CAPITOLO COMUNITARIO SETTIMANALE

Una volta a settimana, durante il tempo dell’orazione c’è il Capitolo conventuale. «In esso le sorelle si intrattengono su quanto riguarda la custodia dello spirito dell’Ordine, la salvezza delle anime e la correzione fraterna nella carità» (dalle nostre Costituzioni).
Viene svolto un percorso di formazione permanente sulla nostra spiritualità, o di lectio divina con condivisione, o di lettura di documenti che la Chiesa ci propone. Generalmente questo momento di formazione è tenuto dalla Madre con il coinvolgimento delle singole religiose e dell’intera comunità. È vissuto come un continuo stimolo a non fermarsi, a non eclissarsi nei propri pensieri, nelle proprie idee ma è piuttosto il confronto tra se stessi e la Parola, tra se stessi e il pensiero della Chiesa, è un rigenerarsi ad una fede sempre nuova e creativa.
Ancora, il Capitolo è il momento di correzione fraterna, di ricordarsi vicendevolmente, come camminare bene per le vie del Signore, è un chiedersi reciprocamente perdono se qualcosa ha potuto turbare il normale andamento della vita comunitaria durante la settimana; un riprendersi, aiutati dalla preghiera di tutte le sorelle, e un “ripartire” con più lena e vigore!

ORE 18,30-19: CENA

«Bevi alle sorgenti dell’Antico e del Nuovo Testamento, perché nessuno e nell’altro bevi Cristo per bere le sue Parole: è sua Parola l’Antico Testamento, è sua Parola il Nuovo Testamento. Si beve la Divina Scrittura anzi si divora la Divina Scrittura, quando la linfa del Verbo eterno, discende nelle vene dello spirito e nelle potenze dell’anima … Bevi questa Parola, ma bevila nell’ordine suo proprio: prima bevila nell’Antico Testamento, poi bevila subito anche nel Nuovo Testamento» (Sant’Ambrogio)
«Secondo lo spirito di penitenza e di austerità proprio del Carmelo, dall’Esaltazione della Santa Croce fino alla domenica di Resurrezione del Signore sarà osservato il digiuno, eccettuate le domeniche, le solennità, i tre giorni dopo il Natale del Signore ed altre feste principali.» (dalle nostre Costituzioni).
Attraverso di esso partecipiamo al cammino d’amore del Signore, verso la Pasqua, moderando, a colazione e cena, la quantità di cibo da assumere.

ORE 19-20 CIRCA: RICREAZIONE

«Com’è bello e giocondo che i fratelli vivano insieme» (Salmo 132)
La vita fraterna in comunità è gioia, è sostegno vicendevole, è aiuto, è la manifestazione concreta della carità, è il frutto che si raccoglie dall’Eucarestia e dalla preghiera, è raccontarsi le proprie gioie, le proprie sofferenze, le proprie fatiche, è appoggiarsi all’altra, è fidarsi, è condivisione di beni spirituali e materiali, è disponibilità; è generosità, è attenzione a chi è più debole e fragile, è pregare le une per le altre, è venirsi incontro nelle difficoltà, è ascoltarsi, è intessere relazioni belle, vere, serene e profonde, è scoprire e valorizzare la bellezza di essere diverse, è camminare e sostenersi vicendevolmente nel sentiero della santità.
Non ci siamo scelte per abitare assieme, ma ci siamo ritrovate una accanto all’altra perché il Signore ha voluto che abitassimo, tutte, la sua “casa”! È Lui che ci tiene unite ed è in Lui che costruiamo la nostra vita fraterna.
«Stiamo innalzando il muro della fraternità con pietre disuguali. Alcune sono rotonde, come la luna piena. Altre sono spigolose. Alcune sembrano tagliate col coltello, altre hanno forme perfettamente geometriche. Alcune sono anche informi. Ogni pietra ha la sua storia. Le pietre rotonde vengono dai fiumi. Esse hanno rotolato per molti anni sul fondo dei torrenti) trascinate dalle rumorose correnti.
Altre diventarono ciottoli, cadendo dalle pendici delle montagne. Alcune furono estratte dalle cave cocenti. Tutte le pietre si differenziano per la loro origine, la loro storia e conformazione, allo stesso modo in cui i membri delle comunità si differenziano tra loro, giacché vengono da famiglie, latitudini e continenti diversi. Ognuno con la propria storia inedita e la sua irripetibile personalità.
Avendo, caratteristiche così peculiari, tutte le pietre hanno dovuto adottare posizioni adeguate per riuscire a combaciare con le particolari forme delle altre pietre. Hanno dovuto fare un sostenuto sforzo di adattamento. Molte di quelle pietre hanno ricevuto forti colpi e hanno perso gli angoli della loro personalità; ma, così lavorate, hanno potuto poi combaciare meglio con le altre. Tutte si sostengono a vicenda. Le une si appoggiano sulle altre. Quelle più grandi ricevono gran parte del peso del muro. Ognuna rispetta la forma dell’altra. Non è stata una cosa facile. Un muro di cemento e sassi si innalza facilmente. E si innalzano rapidamente anche le pareti costruite con pietre squadrate o blocchi di cemento. Ma per costruire un solido muro con pietre così disuguali, c’è stato bisogno di una pazienza fotta di abnegazione e di una speranza incrollabile. E nonostante tutto questo, se il Signore non fosse stato insieme a noi, non sarebbe servito a niente lo sforzo dei costruttori. Ecco la storia di una fraternità. Coloro che passano davanti alla nostra casa, così saldamente costruita, si allontanano dicendo: «questa è opera del Signore.» (Ignacio Larranaga).

ORE 20: COMPIETA

«Compieta è l’ultima preghiera del giorno) da recitarsi prima del riposo notturno» (da Princìpi e norme per la Liturgia delle Ore).
Così preghiamo:
«al termine del giorno, o sommo Creatore, veglia sul nostro riposo con amore di Padre. Dona salute al corpo e fervore allo spirito, la tua luce rischiari le ombre della notte. Nel sonno delle membra resti fedele il cuore e al ritorno dell’alba intoni la tua lode. Gesù, luce da luce, sole senza tramonto, tu rischiari le tenebre nella notte del mondo. In te, Santo Signore, noi cerchiamo il riposo dall’umana fatica) al termine del giorno. Se i nostri occhi si chiudono, veglia in te il nostro cuore; la tua mano protegga coloro che in te sperano ….» (Inno).

ORE 20,30 – 21,30: GRANDE SILENZIO

In questa ora si gusta particolarmente la bellezza dello “stare” in cella, del “grande silenzio” in cui tutti i rumori della giornata si attutiscono, si zittiscono e si fa spazio ad un riposo, ad una pace e serenità del corpo e dell’anima!
In quest’ora tutto si acquieta, la stanchezza della giornata entra in un “riposo” tutto particolare, forse sinonimo di quel “riposare in Dio”, come quasi quel reclinare il capo, appesantito dalla fatica della giornata, sul petto di Gesù e non si ascoltano altro che i battiti accelerati del suo cuore, per l’infinito amore per noi!
«Mettimi, Padre Eterno, sul tuo petto, misterioso focolare, dormirò lì perché vengo stanco dal duro lottare». (Padre Raniero Cantalamessa).
Il silenzio, se regna sovrano per quasi tutta la giornata, in questo momento diventa più forte, più intenso!
Santa Elisabetta della Trinità a proposito del silenzio scrive: «Permette alle nostre anime di valicare l’infinito per perderei, come in un pregustamento di cielo, nell’amore di Colui che è il nostro Tutto».
Il silenzio “isola” quasi da tutte le cose che ti circondano, per farci immergere ancora più in profondità in esse, perché esso favorisce lo sguardo interiore e fissa l’attenzione dell’anima, favorendo proprio l’attività creatrice dello Spirito.
L’anima di preghiera ha bisogno di silenzio; l’eccesso di parole le nuoce, disperde le sue energie, produce, a volte, agitazione, perché il molto parlare va in senso inverso al movimento interiore dell’attenzione e della preghiera.
Il nostro Santo Padre Giovanni della Croce in una lettera indirizzata alle monache di Beas scrive: «Quello che manca) se mai qualche cosa manca, non è lo scrivere o il parlare che anzi ordinariamente sovrabbonda, ma il tacere e l’operare. Oltre a ciò il parlare distrae, mentre il tacere e l’operare raccoglie e fortifica lo spirito …. So benissimo, figlie mie, che un’anima quando si diletta a parlare) a trattare con gli uomini, è molto poca raccolta in Dio, mentre invece quando è raccolta) si sente attratta da una forza interiore a tacere perché l’anima goda più di conversare con Dio che con altra creatura.»
«Una volta entrati nel silenzio della “cella interiore” della nostra anima, possiamo parlare con Lui, adorarlo, dirgli il nostro amore, ringraziarlo, chiedergli perdono, confidargli le necessità nostre e dell’umanità intera) così i nostri sogni e desideri. Cosa non si può dire ad una persona che sappiamo ci ama immensamente e che è onnipotente?» (da l respiro dell’anima di Chiara Lubich).

ORE 21,30: UFFICIO DELLE LETTURE

«L’Ufficio delle Letture, generalmente, è preghiera notturna e propone al popolo di Dio, e specialmente a quelli che sono consacrati al Signore in modo particolare, una meditazione più sostanziosa della Sacra Scrittura e le migliori pagine degli autori spirituali’’. (da Princìpi e norme per la Liturgia delle Ore).
Il fatto di pregare l’Ufficio notturno come preghiera vigiliare è per noi come un pregustamento dell’oggi eterno; è come se la nostra giornata non terminasse mai perché, questa preghiera ci introduce già nel giorno seguente.

ORE 22,30: RIPOSO NOTTURNO

«Io mi corico e mi addormento, mi sveglio perché il Signore mi sostiene’» (Sl 3)
«Nella veglia salvaci, Signore, nel sonno non ci abbandonare, il cuore vegli con Cristo e il corpo riposi nella pace.» (Antifona di Compieta).
«Non ho che da amarlo e fasciarmi amare ad ogni istante, in ogni cosa: svegliarmi nell’Amore, muovermi nell’Amore, addormentarmi nell’Amore, con l’anima nella sua anima, gli occhi nei suoi occhi.» (Santa Elisabetta della Trinità)

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