Novembre, il mese dei morti. Che dico? Dei defunti. Morte e morti impressionano. Edulcoriamo:
“Tornare alla casa del Padre”, “La sua dipartita”, “Ha concluso il suo viaggio terreno”. Parlare
di morte è ormai un tabù. Figuriamoci pensare alla propria e a prepararsi adeguatamente. A venti,
quaranta, sessant’anni è presto per pensarci. Neanche la pandemia, forse, ci ha scossi minimamente
sul: “Fratello, ricordati che devi morire”. Dio ce ne scansi! Piuttosto subito ai ripari e ai rimedi,
prettamente terreni. Quale Cielo e Paradiso, quale salvezza e santità, quale beatitudine e vita eterna, quali unzioni e benedizioni? Non voglio morire, non devo! È questa la tentazione dell’uomo:
l’immortalità che non ha. È la sua paura di sempre, nonostante le espressioni della liturgia
esequiale, le riflessioni dell’escatologia cattolica, le catechesi bibliche sulla vita eterna. Purtroppo si
ha paura della morte, e viene rigettata fin quando si può. Eppure, la sapiente prassi ecclesiale ci
insegna ad affrontarla serenamente. “La Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra
morte («Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore »: antiche Litanie dei santi)”, afferma il
Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1014 che aggiunge: “chiedere alla Madre di Dio di
intercedere per noi «nell’ora della nostra morte» («Ave Maria») e ad affidarci a san Giuseppe,
patrono della buona morte”. Abbiamo un protettore per ben morire o per desiderare una ‘buona
morte’: è san Giuseppe. Molti preferiscono invocarlo come custode delle famiglie e protettore dei
lavoratori. Eppure il primo patrocinio che è gli stato riconosciuto è proprio quello di ‘Patrone
morientum’. Nessun documento pontificio lo ha decretato. Sono stati direttamente i fedeli a
eleggerlo. L’antica tradizione cristiana, nata dal vangelo apocrifo Storia di Giuseppe Falegname (II
sec. d.C), narra che il santo, nel letto di morte, fu assistito e confortato da Gesù e da Maria, spirando serenamente.
Tradizione che ha dato alla luce un proliferare di tante preghiere, di immagini sacre
raffiguranti la sua santa morte, di Confraternite e Associazioni caritative per pregare e assistere gli
agonizzanti, di chiese dedicate al pio transito del giusto Giuseppe. È il sensus fidei dei fedeli, i
Sommi pontefici non hanno fatto altro che approvarlo. Solo papa Benedetto XV, nella sua Bonum
Sane (1920), scrisse: “Egli è meritamente ritenuto come il più efficace protettore dei moribondi,
essendo spirato con l’assistenza di Gesù e di Maria, sarà cura dei sacri Pastori di inculcare e
favorire con tutto il prestigio della loro autorità quei pii sodalizi che sono stati istituiti per
supplicare Giuseppe a favore dei moribondi”. In questo mese di novembre e nell’anno dedicato al
santo Patriarca, contempliamo anche il suo ‘beato transito’; invochiamolo senza paura, per saper
vivere virtuosamente, morire piamente e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Egli ci assista
nell’ultima agonia, concedendoci una morte come la sua. Santa.
Paolo Antoci
Ragusa, 30 ottobre 2021.