Iniziamo con le Romanze – in spagnolo “Los Romances”. Sono dieci: le prime nove a soggetto trinitario-cristologico; la decima è quasi una parafrasi del Salmo “Super flumina Babylonis”. Sappiamo che furono scritte da Giovanni della Croce in un momento particolarmente doloroso della sua vita, cioè nei mesi che egli passò nella prigione “conventuale” dei Carmelitani della Prima Osservanza, nel convento di Toledo: dal dicembre del 1577 all’agosto del 1578.
Egli fu la principale vittima dell’aspro dissidio che turbò le relazioni tra i religiosi di questo ramo e i membri del nuovo Carmelo fondato da santa Teresa di Gesù.
Secondo i costumi e le leggi del tempo vigenti generalmente nelle famiglie religiose, il trattamento riservato ai religiosi che venivano puniti con il “carcere” era piuttosto severo e duro, sia per le punizioni fisiche e corporali, sia per le umiliazioni morali che venivano inflitte, anche per portare alla correzione.
A Giovanni fu riservato un trattamento molto severo sotto tutti gli aspetti, non solo per punirlo, ma anche per ritrarlo dalla vita religiosa nella famiglia di Teresa.
Egli fu immobile nel suo proposito, essendo pienamente convinto della bontà dell’opera di Teresa e della sua propria innocenza.
Egli riuscì a fuggire dal carcere il 15 agosto del 1578, riprendendo l’intensa attività tra i suoi confratelli e le figlie di santa Teresa.
Durante questo periodo di sofferenza egli scrisse delle poesie: tra esse queste Romanze.
Stilisticamente non sono così belle come altre poesie di Giovanni. Rispondono genericamente un po’ alle nostre Laudi medievali. Sono monotone nella rima. Sembrano alquanto ruvide. Ma quanto al contenuto sono interessanti. Contengono un insieme di meditazioni sulla storia della salvezza, dalla Trinità all’Incarnazione.
Di particolare interesse mi sembrano alcuni aspetti, quali la bella meditazione sul mistero trinitario, sulla funzione di Cristo Verbo Incarnato capo della Chiesa e centro di tutta la creazione, e la concezione della sposa del Verbo Incarnato comprendente non solo gli uomini, ma anche gli angeli e un po’ tutta la creazione. Nella parafrasi sul salmo “Super flumina Babylonis”, si avverte anche il dramma personale di Giovanni.
Ovviamente nei brevi commenti si vogliono mettere in rilievo i valori spirituali, prescindendo da ogni considerazione culturale o artistica.
* Testo tratto da: Roberto Moretti, San Giovanni della Croce. Tutte le poesie, pp 15-16, 1998 edizioni OCD