Almeno due, tre milioni di giovani alla Veglia sul lungomare e sulla spiaggia di Copacabana, fra canti, preghiere, testimonianze e le parole di papa Francesco. La Chiesa e il mondo come un cantiere in cui è necessario partecipare personalmente per cambiarli in meglio, sull’esempio di Madre Teresa di Calcutta. L’adorazione eucaristica e il silenzio della notte.Rio del Janeiro (AsiaNews) – Oltre due milioni – i giornali brasiliani dicono tre milioni – di persone hanno affollato la spiaggia e il lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro per la veglia di preghiera della Giornata mondiale della gioventù insieme a papa Francesco. Il pontefice ha esortato i giovani provenienti da tutto il mondo a non essere “cristiani part-time”, ma “autentici”; ad essere “atleti di Cristo”, che “offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo”; a divenire “costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore”, sull’esempio di Madre Teresa di Calcutta.
La veglia è uno dei momenti cardine delle Gmg, in cui molti giovani, dopo l’incontro e l’adorazione eucaristica, passano la notte fra momenti di preghiera silenziosa e sonno, fino alla messa conclusiva dell’indomani.
Il programma prevedeva che veglia e celebrazione eucaristica avessero luogo al “Campus fidei”, il Campo della fede di Guaratiba. Ma le piogge degli ultimi giorni lo hanno reso impraticabile, costringendo gli organizzatori a spostare tutti gli appuntamenti a Copacabana.
Francesco è arrivato un’ora prima della Veglia e prima di raggiungere il palco ha attraversato due ali immense di folla per diversi chilometri, salutando, benedicendo, baciando bambini, fermandosi ad abbracciare malati e disabili. I giovani gli lanciavano sulla jeep panoramica magliette, bandiere, fiori, lettere, cappelli.
Nella prima parte della Veglia vi sono state alcune testimonianze di giovani – un impiegato, un giovane sacerdote missionario in Mato Grosso, un disabile,… – la cui vita è stata cambiata dalla fede, intervallata da canti e musiche. Mentre la Veglia procedeva, alcuni attori mimavano il lavoro di un cantiere, la costruzione di una chiesa. Dopo l’esortazione del papa, si è svolta la processione del Santissimo sacramento e l’adorazione eucaristica.
Ecco le parole che papa Francesco ha rivolto a tutti i giovani:
Carissimi giovani,
Abbiamo appena ricordato la storia di san Francesco d’Assisi. Davanti al Crocifisso sente la voce di Gesù che gli dice: “Francesco, va’ e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: riparare la sua casa. Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo.
Anche oggi il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa. Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e ad essere missionari. Come? In che modo?
Beh, penso che possiamo imparare qualcosa da ciò che è accaduto in questi giorni: perché abbiamo dovuto annullare a causa del maltempo, la realizzazione di questa veglia sul campus Fidei, in Guaratiba. Non è forse il Signore che desidera dirci che il vero e proprio Campo della fede, il vero campus fidei, non è un luogo geografico, ma siamo noi stessi? Sì! Ognuno di noi, ognuno di voi. E essere discepolo e missionario significa riconoscere che siamo il Campo della fede di Dio!
Partendo dall’immagine del Campus Fidei, Campo della Fede, ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere discepolo-missionario: la prima, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e la terza, il campo come cantiere.
1. Il campo come luogo in cui si semina. Conosciamo tutti la parabola di Gesù che narra di un seminatore andato a gettare i semi nel campo; alcuni di essi cadono sulla strada, in mezzo ai sassi, tra le spine e non riescono a svilupparsi; ma altri cadono su terra buona e producono molto frutto (cfr Mt 13,1-9). Gesù stesso spiega il significato della parabola: il seme è la Parola di Dio che è gettata nei nostri cuori (cfr Mt 13,18-23). Cari giovani, questo significa che il vero Campus Fidei è il cuore di ognuno di voi, è la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la sua Parola, con la sua presenza. Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita, possano germogliare e crescere! Gesù ci dice che i semi caduti ai bordi della strada o tra i sassi e in mezzo alle spine non hanno portato frutto. Quale terreno siamo o vogliamo essere? Forse a volte siamo come la strada: ascoltiamo il Signore, ma non cambia nulla nella vita, perché ci lasciamo intontire da tanti richiami superficiali che ascoltiamo; o come il terreno sassoso: accogliamo con entusiasmo Gesù, ma siamo incostanti e davanti alle difficoltà non abbiamo il coraggio di andare contro corrente; o siamo come il terreno con le spine: le cose, le passioni negative soffocano in noi le parole del Signore (cfr Mt 13,18-22). Oggi, però, sono certo che il seme cade in terra buona, che voi volete essere terreno buono, cristiani non part-time, non “inamidati”, di facciata, ma autentici. Sono certo che non volete vivere nell’illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita. Gesù è in grado di offrirvi questo. Lui è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Fidiamoci di Lui. Lasciamoci guidare da Lui!
2. Il campo come luogo di allenamento. Gesù ci chiede di seguirlo per tutta la vita, ci chiede di essere suoi discepoli, di “giocare nella sua squadra”. Penso che la maggior parte di voi ami lo sport. E qui in Brasile, come in altri Paesi, il calcio è una passione nazionale. Ebbene, che cosa fa un giocatore quando è convocato a far parte di una squadra? Deve allenarsi, e allenarsi molto! Così è nella nostra vita di discepoli del Signore. San Paolo ci dice: «Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce; noi invece una che dura per sempre» (1 Cor 9,25). Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna. Ma ci chiede di allenarci per “essere in forma”, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede. Come? Attraverso il dialogo con Lui: la preghiera, che è il colloquio quotidiano con Dio che sempre ci ascolta. Attraverso i Sacramenti, che fanno crescere in noi la sua presenza e ci conformano a Cristo. Attraverso l’amore fraterno, il saper ascoltare, il comprendere, il perdonare, l’accogliere, l’aiutare gli altri, ogni persona, senza escludere, senza emarginare. Cari giovani, siate veri “atleti di Cristo”!
3. Il campo come cantiere. Quando il nostro cuore è una terra buona che accoglie la Parola di Dio, quando “si suda la camicia” cercando di vivere da cristiani, noi sperimentiamo qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia. San Pietro ci dice che siamo pietre vive che formano un edificio spirituale (cfr 1 Pt 2,5). E guardando questo palco, si vede che esso ha la forma di una chiesa costruita con pietre, con mattoni. Nella Chiesa di Gesù siamo noi le pietre vive, e Gesù ci chiede di costruire la sua Chiesa; e non come una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone. Ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da poter accogliere l’intera umanità, sia la casa per tutti! Dice a me, a te, a ciascuno: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Questa sera rispondiamogli: Sì, anch’io voglio essere una pietra viva; insieme vogliamo edificare la Chiesa di Gesù! Diciamo insieme: Voglio andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo!
Nel vostro giovane cuore c’è il desiderio di costruire un mondo migliore. Ho seguito attentamente le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. Resta però la domanda: da dove cominciare? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io!
Cari amici, non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore. Alziamo lo sguardo verso la Madonna. Essa aiuta a seguire Gesù, ci dà l’esempio con il suo “sì” a Dio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Lo diciamo anche noi, insieme con Maria, a Dio: avvenga per me secondo la tua parola. Così sia!
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