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Il Brasile è il “laboratorio del mondo”, scrive il sociologo brasiliano Francisco Borba – coordinatore del Nucleo Fé e Cultura della Pontificia Università Cattolica di San Paolo – nelle pagine dello speciale “G1” che il sito di “O Globo” dedica alla Giornata mondiale della gioventù. Lo studioso spiega che il suo è un Paese fondamentale per l’espansione e la tutela del cattolicesimo mondiale, uno dei luoghi in cui si incontrano in modo più evidente le grandi sfide che deve affrontare la Chiesa: la crisi di “mancanza di sentimento” diffusa tra i giovani più ricchi e l’esclusione sociale vissuta da gran parte dei ragazzi più poveri. “Il popolo brasiliano riconosce facilmente la presenza del soprannaturale – scrive Borba – qui da noi il cattolicesimo è profondamente mistico”. La varietà delle credenze è grandissima in Brasile, e proprio per questo è ancora più necessario che ci sia una figura capace di unire tutti intorno a sé. Questa figura può essere Papa Francesco. “I giovani e gli adolescenti – sottolinea – hanno estremo bisogno di modelli da seguire, molto più degli adulti”.

Il giornale brasiliano ha pubblicato sul suo sito internet anche il video A importância da vinda do Papa e da peregrinação in cui il giornalista e scrittore Luiz Paulo Horta commenta l’arrivo del Papa a Rio: un’occasione per riacquistare fiducia, “davanti a un uomo così simpatico, e così onesto” in un momento non facile per il Paese, ma anche “un test per noi brasiliani, per verificare la nostra apertura di cuore”. Al di qua dell’oceano la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” focalizza l’attenzione su Varginha, una favela di Rio de Janeiro, dove si attende per giovedì 25 la visita del Papa. Il quotidiano tedesco ha intervistato Everaldo Oliveira, factotum della piccola comunità locale, stupito della decisione del Pontefice. “Non ho idea del motivo per cui ha deciso di visitare proprio la nostra favela. Certo non perché siamo migliori degli altri, forse perché siamo una minoranza: siamo una delle parrocchie di fede cattolica più piccole, con appena mille fedeli”. In questi quartieri, che nel 1982 furono visitati da madre Teresa di Calcutta, vive anche Jaime Soares, della Chiesa pentecostale, che, salutando la venuta del Papa, ricorda come la sua comunità esista a Varginha da più tempo di quella cattolica. “Da oltre quarant’anni abbiamo un progetto che vuole salvare delle vite tenendo lontani i giovani dalla droga e dalla criminalità organizzata”. La visita del Papa è vista in questo caso in maniera molto pragmatica: “L’amministrazione locale ha sistemato il manto stradale e riempito le buche e questo rimarrà anche dopo”.

Il quotidiano argentino “Clarín” in collaborazione con il giornale brasiliano “Folha de São Paulo”, in occasione della Giornata mondiale della gioventù hanno anche lanciato una speciale “app”, una piattaforma digitale per smartphone e tablet, chiamata “Papa Francisco”, in spagnolo e in portoghese, da cui attingere articoli, foto inedite e interviste, e a cui collabora anche il biografo del Papa Sergio Rubin, autore del libro El Jesuita; le versioni in inglese e in italiano di “Papa Francisco” sono in preparazione. La lingua ufficiale del Papa a Rio sarà il portuñol, scherza Darío Menor sul quotidiano madrileno “La Razón”, un idioma ibrido nato dalla fusione di portoghese e spagnolo. Sébastien Maillard inviato del francese “la Croix” a Rio de Janeiro, racconta invece il suo breve dialogo con il Papa a bordo dell’Airbus A330 sull’anniversario del giornale per cui lavora, che quest’anno festeggia i suoi primi centotrent’anni; “voi non siete leoni feroci” gli ha detto sorridendo Papa Francesco, evocando l’immagine della fossa dei leoni del profeta Daniele, prima del consueto “Pregate per me!”.

La modestia di Francesco e l’entusiasmo della folla sono i temi che ricorrono più spesso sulla stampa americana: se Simon Romero su “The New York Times” rimarca il primo aspetto (With Modesty, Pope Francis Begins a Week in Brazil), Vincent Bevins sul “Los Angeles Times” pone invece l’enfasi sul secondo aspetto riportando le reazioni della folla (“Voglio vederlo e sentirlo vicino a me” ha detto Carlos Alberto Fahd, studente ventireenne arrivato dal nord del Brasile). Danno voce ai presenti anche Nicole Winfield e Bradley Brooks, giornalisti della Associated Press: “Io non posso andare a Roma – ha detto la settantatreenne Idaclea Rangel – e allora è venuto lui a rendere il mio Paese migliore e la nostra fede più profonda”. “Con lui – ha detto invece Paulo Fernando Carneiro de Andrade, preside del centro teologico dell’Università Cattolica di Rio, a Juan Forero di “The Washington Post” – c’è molto più spazio di azione per raggiungere le persone. Francesco parla in modo empatico ed evangelico con la gente. E la gente ricambia moltissimo”.

I quotidiani italiani preferiscono per il momento puntare sull’eredità che Francesco porta in Brasile, dopo i primi mesi di pontificato. Una eredità che viene sintetizzata nel titolo La valigia di Francesco, che contraddistingue un articolo di Enzo Bianchi sul quotidiano “la Repubblica”. L’autore rileva che “sono in molti a parlare di nuovo di “primavera della Chiesa” inaugurata da Papa Francesco”, sottolineando alcuni gesti del Pontefice. In particolare l’articolo ricorda “il primo viaggio apostolico al santuario degli ultimi, dell’umanità sofferente, a quel mare che anziché essere un ponte di fraternità è diventato per molti poveri del mondo, che tentano di andare verso il pane, un luogo di morte”. Questo viaggio, aggiunge l’analisi, si inserisce in una “visione di una Chiesa in esodo, di una Chiesa in movimento e che ha l’audacia di uscire, di uscire da se stessa” proprio per essere fedele alla sua missione e alla sua identità.

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#7

 

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