San Giovanni della Croce

Formatore e maestro di santità

Giovanni della Croce, sul piano della realizzazione personale, consegue la perfezione cristiana, che è la santità; anzi, secondo il progetto di Dio e la missione a lui affidata, raggiunge vette altissime, facendo esperienza viva di comunione con Dio.
Anche sul piano dell’influenza sociale consegue risultati apprezzabili. Sono, infatti, tali la penetrazione del mistero di Dio da parte dell’uomo e l’accondiscendenza di Dio nei riguardi dell’uomo stesso, che il nostro Santo Padre Giovanni della Croce, con la sicurezza della sua esperienza e con la purezza della sua dottrina, può proporre il suo insegnamento, tenendo conto del graduale cammino, delle varie tappe di esso e del traguardo finale, che è l’unione dell’anima con Dio.
San Giovanni della Croce è maestro universale. La sua parola, viva e incisiva, suscita interesse, sia per il contenuto, sia per le forme espressive in cui si intrinseca.
Per meglio determinare l’influenza del suo insegnamento, considero san Giovanni della Croce, Formatore e Maestro di santità, in tre brevi momenti:
1°) Nel suo tempo
2°) Nei secoli successivi
3°) Ai giorni nostri

  1. Formatore e Maestro di santità, nel suo tempo

Dal momento in cui viene inaugurata la Riforma carmelitana, Giovanni della Croce vive costantemente impegnato nella missione formativa:
• Maestro dei Novizi a Durvelo, a Mancera, a Pastrana
• Rettore dei Collegi ad Alcalà de Hernàres, a Baeza
• Superiore al Calvario a Granada e a Segovia
• Direttore spirituale di Religiosi e Secolari, sempre e dovunque.
La sua formula d’azione è il lavoro a tu per tu; Egli è il cesellatore del nuovo Carmelo.
I sudditi affermano che raramente predicava con tono oratorio, ma che in compenso furono numerosi i fervorini indirizzati a individui e a gruppi ristretti.
Circa i metodi da lui adottati, ci è pervenuta una preziosa testimonianza – Giunto al Convento de Los Rimedios, a Siviglia, dove c’erano molti Novizi il Santo trovò che la maggioranza di essi aveva un cattivo aspetto, e alcuni si presentavano continuamente afflitti dal mal di testa. Esaminandoli più da vicino, si accorse che tutto questo succedeva per imperizia del Maestro, il quale non li iniziava alla meditazione in maniera fruttuosa; li teneva chiusi in cella, quasi fossero dei provetti contemplativi, ritraendoli da qualsiasi esercizio di vita attiva.
Il nostro santo Padre Giovanni fece rilevare al Maestro che il suo insegnamento cominciava là, dove avrebbe dovuto terminare; doveva pertanto cominciare dall’attività e dal movimento, per passare poi alla solitudine contemplativa.
Con questi rimedi, san Giovanni della Croce lasciò i Novizi perfettamente rimessi in salute e migliorati nello spirito.
Il Santo dirige Religiosi e Secolari con la stessa assiduità.
Ad Avila dedica ben cinque anni a questo lavoro.
Identica fedeltà a tale apostolato mantiene ad Alcalà, a Granada, a Baeza.
Confessa Sacerdoti, Religiose, semplici cristiani, universitari, consacrando settimanalmente ore intere a persone di umili condizioni, tra le quali vanno annoverate alcune mulatte di Granada.
Lo Spirito di Dio è infinitamente ricco, per cui ogni anima richiede uno studio a parte.
Dalle sue lettere rileviamo come Egli possieda un buon repertorio di varianti e di tonalità appropriato per guidare le anime della più svariata estrazione.
Nel caso di Marianna della Croce, Egli mette in pratica i suoi principi, facendo però al contempo appello a tutta la sua pazienza.
La Monaca non riesce né a meditare, né a discorrere col pensiero, per cui afferma di non far altro che perdere tempo. Giovanni della Croce la istruisce e ne vien fuori una contemplativa di primo rango.
Con le anime generose adopera la maniera piuttosto forte.
Una Monaca di Malagòn viene da lui ingelosita con un metodo efficace per divenire santa in pochi mesi, senza peraltro rivelarle in che cosa consiste.
Glielo dirà soltanto dopo averle fatto promettere di adempierne i postulati a costo di morire nel tradurlo in atto.

Alla destinataria della «Fiamma» (Anna de Peñalosa) ribadisce in una determinata occasione: «Nulla, nulla, nulla, fino a lasciare la pelle e tutto il resto per Cristo».
Nonostante la sua severità, attira le persone, conquistandosene l’affetto e la confidenza. Quando hanno provato il gusto di stare con Lui, non sanno più distaccarsene.

  • Lo temono quando si annuncia il suo arrivo in qualità di Superiore; ma, dopo averlo sperimentato, ricordano per interi lustri il suo governo come un paradiso.
    Un Religioso ottiene dai Superiori che lo lascino sempre nella casa e non al convento in cui sta il Servo di Dio, a causa del vantaggio che trae dall’averlo per Maestro spirituale.
  • Ad una religiosa di Segovia risponde scrivendo: «Figlia, la prego di chiedere al Signore che continui a farmi la grazia di restare privo di cariche, perché temo che ancora mi facciano venire a Segovia e non mi lascino libero del tutto … Ma se ciò potesse avvenire, nemmeno la Madre Anna di Gesù si libererà dalle mie mani e non morirà con la pena di perdere l’occasione a suo parere di diventare molto santa».
    La presenza del Santo porta ordine e raccoglimento nel Monastero dell’Incarnazione ad Avila. Un giorno, dopo cinque anni di indefesso e oscuro lavoro, viene violentemente strappato al suo ufficio di Direttore spirituale e portato nel carcere di Toledo.
    Santa Teresa scrive a Padre Graziano: «Donna Guiomar piange il suo Fra’ Giovanni, insieme a tutte le Monache. È stato davvero un duro colpo! Temo che l’Incarnazione ricominci l’andazzo di prima!
    È proprio la Santa Madre che tesse il più qualificato riconoscimento della valentìa magisteriale di San Giovanni della Croce.
    Mentre il Santo era Superiore a due passi dal Monastero di Beas, la Priora si lamenta con santa Teresa che non hanno un Direttore spirituale. La Fondatrice risponde: «è assai curioso e irragionevole, figliuola mia, quel suo lamentarsi quando ha costì il mio Padre, Fra’ Giovanni della Croce, che è un uomo celestiale e divino. Le dirò che, da quando Egli è venuto da queste parti, io non ho trovato più, in tutta la Castiglia, chi gli somigliasse nell’infervorarci sul cammino verso il Cielo. Non può credere come mi senta sola senza di Lui. Trattino tutte con Lui e Gli aprano la loro anima; ne avranno grande profitto. Per conto mio, sarei molto felice di poter avere qui il mio Fra’ Giovanni, perché è molto spirituale, dotto e pieno di esperienza».
    Il segreto della riuscita della sua Direzione spirituale stava nella sensibilità con cui sapeva ascoltare, osservare, scoprendo in ciascun soggetto le vie di Dio. La Guida è lo Spirito Santo, il Direttore si limiti a sgombrare la strada dagli impedimenti.
  1. Formatore e Maestro di santità, nei secoli successivi
    Sono innumerevoli le anime che si sono nutrite della dottrina del Santo Padre Giovanni della Croce; ma voglio ricordare alcune figure molto rappresentative, che la Chiesa ha posto e intende porre sul candelabro perché, con il loro messaggio, facciano luce a tutto il Popolo di Dio.

2.1 – Anzitutto santa Teresa di Gesù Bambino
Nel manoscritto A di Storia di un’anima, Teresa scrive: «Quante luce ho trovato nelle Opere del nostro Santo Padre Giovanni della Croce! All’età di 17-18 anni non avevo altro nutrimento spirituale, ma più tardi qualunque libro mi lasciava nell’aridità».

Teresa del Bambino Gesù nel ruolo di santa Giovanna d’Arco, 1895

E ancora: «Ora non ho più alcun desiderio, se non quello di amare Gesù alla follia! Non desidero la sofferenza, né la morte, eppure le amo ambedue; ma è soltanto l’amore che mi attira … Adesso è solo l’abbandono che mi guida, non ho altra bussola! Non sono capace di domandare più niente con ardore se non l’adempimento perfetto della volontà di Dio nell’anima mia senza che le creature possano mettervi ostacolo … Posso dire queste parole del Cantico Spirituale del Santo Padre Giovanni: «L’anima mia s’è data/tutti i miei beni sono al suo servizio/non pasco più la greggia/non ho più altra cura/chè solo nell’amore è il mio esercizio » (Strofa 28).
Senza dubbio l’anima di Teresa di Gesù Bambino, nutrita della dottrina di san Giovanni della Croce, ne è tutta impregnata.
I pochi brani citati riecheggiano la dottrina del Nulla e del Tutto del grande Maestro, la trasformazione di amore in Dio e gli effetti: l’obbligo e l’allontanamento da tutte le cose del mondo e la mortificazione di ogni appetito e gusto.
La dottrina della Piccola via dell’Infanzia spirituale di Teresa comprende, infatti, anzitutto l’attività di rinuncia: intendendo
Ella amare Dio sempre più illimitatamente, si dispone a sgombrare dal proprio spirito e dal proprio cuore ciò che può annidarsi in essi di terrestre, e a purificare la propria natura. A questo momento seguono quelli della libertà di amore e di offerta, e quello dell’abbandono unitivo.
L’attività di offerta sorregge e sostanzia la spiritualità di Teresa di Gesù Bambino

Nell’Atto di offerta, Ella dice: «Mio Dio, mi voglio rivestire della Vostra giustizia e ricevere dal Vostro amore il possesso di Voi stesso. Non voglio trono o corona se non Voi, o mio Amato».
È proprio la ricerca del Tutt» di san Giovanni della Croce, del quale Teresa è una fedele discepola, pur spiccando come la messaggera della Piccola via dove si procede, a vele spiegate, nel mare della fiducia in Dio.

2.2 – Va ricordata anche la Beata Elisabetta della Trinità
Le sue Lettere e gli altri Scritti sono pervasi della spiritualità di san Giovanni della Croce, del quale portano un’impronta inconfondibile.
Ecco alcuni brani delle Lettere: Alla Sig.ra Germana de Gemeaux: «Ascolti quello che dice San Giovanni della Croce: Tu che sei la più bella delle creature, anima che desideri ardentemente conoscere il luogo dove si trova il tuo Diletto, per cercarLo e unirTi a Lui tu sei, tu stessa, l’angelo del suo rifugio, la dimora ove Egli si nasconde … Ecco la Vita. del Carmelo: vivere in Lui! Allora tutti i sacrifici, tutte le stimolazioni divengono divine; l’anima scorge in ogni cosa Colui che ama e tutto la porta a Lui».
Al Canonico Angles: «Come vola il tempo! E appena un anno che mi ha introdotta nell’Arca benedetta, e ora- come dice il Santo Padre nel Cantico: La tortora ha trovato sulle rive verdeggianti il suo compagno tanto desiderato – posso dire: “SI, ho trovato Colui che la mia anima ama, quell’unico necessario che nessuno mi può rapire”».
Alle zie Rolland: «Il mio orizzonte si allarga; Il mio cielo e calmo stellato· è in «solitudine armoniosa»- come dice San Giovanni della Croce- Mi canta nell’anima l’inno di grazie, in attesa di andarlo a cantare in cielo, al seguito dell’Agnello».
«È questo fuoco divoratore che opererà la beata trasformazione, di cui parla san Giovanni della Croce, quando dice: «Ciascuno sembra essere l’altro e tutte due non sono che uno, per essere “lode di gloria”».
«Quando l’anima ha compreso tutta la sua ricchezza, allora le gioie naturali e soprannaturali che possono venire da parte delle creature e anche da parte di Dio, non fanno che invitarla a rientrare in se stessa per gioire del bene sostanziale che essa possiede e che è Dio stesso. Ed ha così, come dice il maestro, una certa rassomiglianza con l’Essere divino».
«Ecco come io intendo essere casa di Dio vivendo in seno alla SS. Trinità, nel mio abisso interiore, in quella fortezza inespugnabile del santo raccoglimento, di cui parla san Giovanni della Croce».
Il fuoco divoratore di cui parla Elisabetta della Trinità e lo Spirito Santo, che distrugge tutto ciò che non è divino e trasforma in se stesso tutto ciò che è trasformabile. L’anima che ha in sé questo fuoco, pensa meno al lavoro di spogliamento di quanto pensi, invece, a lanciarsi nella fornace ardente d’amore, nel suo interno, che è lo Spirito Santo, cioè lo stesso Amore che, nella Trinità, fa da mutuo vincolo tra Padre e Verbo.
Elisabetta desume questo pensiero vertiginoso da Giovanni della Croce, il quale dice: «Lo Spirito Santo eleva l’anima ad un’altezza così meravigliosa da renderla capace di produrre in Dio la stessa spirazione d’amore che il Padre produce con il Figlio e il Figlio con il Padre; spirazione che è lo Spirito Santo medesimo.
L’influenza di san Giovanni della Croce su Elisabetta della Trinità è evidente, anche se la missione della Beata nel mondo ha la specifica penetrazione del mistero della SS. Trinità.

2.3 – Un’altra discepola autentica e geniale di S. Giovanni della Croce è Edith Stein, la Beata Benedetta della Croce
Se la lettura degli Scritti di santa Teresa d’Avila la spinge ad entrare nella Chiesa Cattolica, la meditazione della dottrina della Croce la conquista alla vita carmelitana.
La sua Opera Scientia crucis, composta su richiesta della sua Priora, in occasione del 4° Centenario della nascita di san Giovanni della Croce, in un periodo in cui si respira il clima ideologico della dittatura nazionalsocialista, ci appare come la più alta espressione del suo incondizionato attaccamento all’ideale carmelitano.
L’Opera rappresenta una sublimazione della sofferenza umana, un ammirevole distacco dalla vita e un poderoso slancio al di là del finito.
Il sereno atteggiamento con cui si esprime negli ultimi capitoli del suo studio, tradisce la sicurezza della sua anima in rapporto all’eternità e la superiorità d’uno spirito che spazia libero, fuori tiro dagli sconvolgimenti del mondo.
Edith Stein, da vera figlia di san Giovanni della Croce, riesce nella penetrazione della dottrina e nella traduzione in pratica della realtà studiata.
Gli aspetti più salienti che l’autrice coglie nella figura e nella dottrina del Santo sono i problemi centrali della Scienza della Croce: prima la Salita dell’anima verso Dio, mediante la Crocifissione che essa subisce, nella Notte attiva e passiva; poil’unione sponsale dell’anima con Dio.

Elisabetta Catez (a sinistra) con la mamma e la sorella Margherita, 1890

Sr. Benedetta della Croce dimostra di concepire la Scienza della Croce nella doppia accettazione di teologia della Croce e di scuola della croce.

  • Non posso non ricordare un’altra figlia e discepola di san Giovanni della Croce, la quale balza ancora più vicina ai giorni e al nostro ambiente: Madre Maria Candida dell’Eucarestia, monaca carmelitana vissuta e morta nel Monastero delle Scalze di Ragusa.
    Il suo processo di Beatificazione è in fase avanzata; si attende la compilazione della Positio sulla vita e le virtù, per giungere al traguardo.

Ecco alcuni brani dei suoi Scritti: «Un dì, nel Ritiro della mia santa professione, Lui, il sole che «È», il «Tutto», mi mostrò l’unione alta nella quale voleva sposare l’anima mia. E, attraverso la lettura delle opere del mio S. Padre Giovanni della Croce, mi accese in petto la brama di quell’unione ultima e beata, alla quale può arrivare un’anima quaggiù». (Da Il Canto sulla montagna).
E un brano su Le follie d’amore. «Dio mio, le mie follie d’amore alle volte toccano gli eccessi; quanto Ti amo, mio Dio … Quanto amo il mi? Sposo celeste e quante brame ha l’amore. Eppure sono così debole per sostenerlo; mi sembra di non poteri o sopportare!».
Il Signore risponde alla generosità della sua Serva con doni magnifici realizzando un’unione sempre più vitale con lei.
Dice la Serva di Dio: «Sono diversi anni che Gesù mi mostrò ciò che avrebbe fatto di me e per me. Fu un istante così puro e divino, a meno che io non mi sbagli, in cui sentivo di essere unita a Lui e che nessuna cosa poteva separarmi da Lui. Ma, come ero unita? Consideravo tante specie di unione, ma solo mi appagai quando posi la mia unione accanto a quella che passa tra Lui, Verbo, con il Padre».
L’espressione finale sembra audace, ma anche Giovanni l’Evangelista paragonò l’unione dei credenti, nella fede e nell’amore, all’unione tra Lui e il Padre (Gv. 17 ,20).
E questo è l’insegnamento di san Giovanni della Croce: «L’amore non solo inclina I’anima ad aderire a Dio, ma pure prepara e attira l’intervento di Dio nell’anima, per cui – quanto più l’uomo ama – tanto più Dio lo illumina e gli comunica i doni dello Spirito Santo, poiché la carità è la causa e il mezzo di tale comunicazione».

Charles de Foucauld, Tamanrasset (Algeria), 1903

Significativa è quest’altra espressione della Serva di Dio: «Quanto ho sofferto! Appunto quanto non avrei immaginato e non so dire!».
Vi è, però, il mio caro Padre san Giovanni della Croce che parla per me. Ed è con tutto l’affetto di figlia che io gli ripeto: «0 Padre mio, Tu hai scritto per me. Ma come hai fatto, o Padre a sapere ciò che l’anima mia avrebbe passato?» (S.P.P.).
Possa questa affinità essere di buon auspicio perché, nell’anno delle celebrazioni centenarie in onore del Santo Padre Giovanni della Croce, la Serva di Dio, Madre Candida dell’Eucarestia, venga elevata agli onori degli altari!

  1. Formatore e Maestro di santità, ai giorni nostri

L’ideale che san Giovanni della Croce persegue nella propria vita, mirato a far attecchire nella vita degli altri l’unione con Dio è il vertice dell’ideale religioso e cristiano, ma è al comtempo opera della grazia che lo plasma, modellando le fibre più profonde dell’essere umano, sfruttando integralmente le sue possibilità di apertura verso Dio.
Giovanni della Croce parla da contemplativo a tutti gli uomini, anche a quelli di oggi. In ultima analisi è proprio per la finalità d’amore che noi siamo stati creati.
«Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore».
L’esperienza dei giorni nostri dimostra perennemente valido il messaggio di Giovanni della Croce.

  • Charles de Foucaul lo ha avuto compagno prediletto a Gerusalemme e nel deserto del Sahara. Anima gemella di Giovanni, ha rivalutato un’ala di vasta mole dell’edificio costruito dal nostro Santo Padre, rilanciando il settore del servizio nascosto, diretto, prestato in spirito d’amore a Cristo e alla Chiesa.
    I suoi discepoli più noti, tra cui padre Voillaume, lo portano oggi nel cuore delle masse e nelle solitudini del deserto.
  • Bergson, filosofo francese, morto nel 1941, affermava: «Voi Spagnoli possedete nella mistica la più alta filosofia; i vostri grandi mistici, santa Teresa e san Giovanni della Croce, hanno raggiunto, d’un solo balzo, ciò che noi filosofi ci sforziamo inutilmente di conseguire».
  • Il dott. A. M. Ramsey, Capo della Chiesa anglicana, diceva in un discorso rivolto all’Università di Atene, nel 1962: «Quantunque la Chiesa anglicana non possa accettare la pretesa della Chiesa romana, che si considera come l’unica Chiesa Cattolica universale, in un altro ordine di cose, noi abbiamo costruito sull’insegnamento spirituale e sulla vita esemplare di un buon numero di Cattolici romani, tra cui santa Teresa di Gesù e san Giovanni della Croce».
  • Il Patriarca Atenagora, Primate della Chiesa ortodossa, confessava, in occasione di un pellegrinaggio in Terra Santa, in un’udienza concessa ai Vescovi spagnoli: «Le Opere di santa Teresa e di san Giovanni della Croce sono la mia lettura più frequente. Le leggo nel testo originale, senza bisogno nemmeno del dizionario».
  • Il Car. Koening, ex Presidente del Segretariato Pontificio per i non-credenti, rende omaggio solenne ai valori universali, religiosi e umani del Santo. Dice: «Nel dialogo multiplo delle ideologie e degli umanismi, la Spagna è senza dubbio chiamata a far sentire la sua voce, proveniente da una tradizione ricca e illustre per la sua esperienza di Dio.
    Non sono pochi gli uomini del nostro tempo che vedono nell’opera del grande mistico Giovanni della Croce, una concezione della Fede capace di illuminare la più profonda esperienza dell’uomo contemporaneo. Egli è l’uomo della fede pura che sa distinguere la sua vera essenza da tutte le sovrastrutture sensibili; è il profeta moderno della Notte oscura, della sobria, intima e personale convinzione di Dio, che supera tutti i condizionamenti psicologici».
  • E non può mancare il pensiero di Giovanni Paolo II che, nel 1982, in un suo pellegrinaggio in Spagna, a Segovia, ebbe a dire: «Rendo grazie alla Provvidenza che mi

ha concesso di venire a venerare le reliquie di san Giovanni della Croce, a cui devo tanto per la mia formazione spirituale. Ho imparato a conoscerlo nella mia giovinezza e ben presto sono entrato in dialogo intimo con questo Maestro della fede, con il suo linguaggio e con il suo pensiero, fino a giungere alla elaborazione della mia tesi dottorale su La Fede in san Giovanni della Croce.
Da allora ho trovato in Lui un amico e un maestro, che mi ha indicato la luce che brilla nell’oscurità per camminare sempre verso Dio».
È il grande maestro dei sentieri che conducono all’unione con Dio.
I suoi libri continuano ad essere attuali perché in essi indica la via della conoscenza attraverso la Fede, perché soltanto la Fede è il mezzo prossimo e proporzionato all’unione dell’anima con Dio. Poiché, come Dio è infinito, così essa ce lo propone infinito; come è Trino e Uno, così ce Lo manifesta Trino e Uno. E così, con questo solo mezzo, Iddio si manifesta all’anima in luce divina, che eccede ogni intendimento. L’anima, quindi, quanto ha più Fede, tanto più sarà unita a Dio.
San Giovanni della Croce seguì le orme del Maestro divino che si ritirava in luoghi solitari a pregare. «Amò la solitudine sonora, dove si ascolta la musica silenziosa, il rumore della «fonte che sgorga e scorre benché sia notte». Lo seguì nella sofferenza, nella purificazione, fino ad abbracciare il mistero di Cristo Crocifisso.
La Notte oscura è la premessa obbligata all’alba della gioia mistica, che è poi la gioia della risurrezione.
Il Papa, concludendo, diceva: «Chiedo alle Figlie di san Giovanni della Croce che sappiano vivere l’essenza contemplativa di questo amore puro, altamente fecondo per la Chiesa. Raccomando ai Figli di san Giovanni della Croce la fedeltà alla sua dottrina e la dedizione alla Direzione spirituale delle anime, così come allo studio e ali’ approfondimento della teologia spirituale».
Sono certa che le Figlie e i Figli di san Giovanni della Croce da sempre sono in sintonia con i desideri del Papa. Si deve al loro apostolato nascosto e palese se oggi, più di ieri, moltissimi Sacerdoti e moltissimi Laici, non solo appartenenti al Carmelo Secolare, tengono alto il nome del Santo e si nutrono spiritualmente della sua dottrina.
San Giovanni della Croce è fatto proprio per gli uomini di oggi, per tutti quanti; i suoi problemi sono i nostri. Ce lo sentiamo vicino per tre motivi: per la sua personalità umana, attraente, sensibile, di autentico artista e di profondo pensatore; per il messaggio spiccatamente divino, che cerca Dio, sfondando ogni imballaggio, ogni camuffamento esterno, suscettibile di deformare la realtà immediata del mistero; per la sua sincerità e lealtà umana, che sente l’ansia della Fede nuda, la quale accampa esigenze dure, ma motivate da un ideale evangelico, meritevole d’impegno.

Testo pubblicato in Quaderni Carmelitani 6 citazioni di Sr. Elisabetta sono tratte dalla edizione italiana degli Scritti, pubblicata dalla Postulazione Generale dei Camelitani Scalzi, Roma 1967.
Abbreviazioni: L=Lettera; R=Ritiro “Come trovare il Cielo sulla terra”; UR = Ultimo Ritiro di Laudem Gloriae; l’aggiunta ed. franc. rimanda all’edizione critica francese. J’ ai trouvé Dieu. Oeuvres complètes, in 3 voll., ed. du Ceff, Paris 1980.
Con la sigla “S”, si rimanda al Summarium, dalla Positio super virtutibus, Roma 1979.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.