Risale al IV secolo ed è il più antico monastero cristiano noto in Egitto. La sensazionale scoperta pubblicata nel marzo scorso è il risultato della missione archeologica franco-norvegese, guidata dall’Institut français d’archéologie orientale nel sito di Tal Ganoub Qasr-al Agouz nell’oasi di Bahariya. Intervista di Vatican News al capo missione Victor Ghica
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
E' databile al IV secolo e quindi, ad oggi, è il più antico monastero cristiano d'Egitto quello venuto alla luce nei mesi scorsi dopo un iter durato anni e ostacolato da molteplici fattori: politici, burocratici e sanitari. “Si tratta di un complesso monastico non cenobitico, ma idioritmico”, spiega a Vatican News il capo missione Victor Ghica della Scuola Norvegese di Teologia, Religione e Società, specialista di archeologia tardo-antica, di cristianesimo del IV secolo e di papirologia copta. “Non ci troviamo cioè di fronte ad un’unica comunità, come siamo abituati nella tradizione monastica.
Sei romitori
Sono sei eremitaggi separati che funzionavano insieme, ma in modo indipendente. Ciascuno formava un piccolo monastero, ma i monaci delle diverse comunità si incontravano tra loro. In uno di questi eremitaggi abbiamo trovato 19 stanze”.
Conservazione incredibile
Eccezionali le condizioni di conservazione di questi edifici in basalto, o scavati nella roccia o fatti di mattoni di argilla. Sulle pareti sono presenti graffiti, iscrizioni in greco e pitture legati alla cultura copta. “Questi dormitori sono conservati fino al tetto ed è incredibile se si pensa che risalgono a 15 secoli fa, o forse anche di più”. Sono giunti integri fino a noi grazia alla sabbia del deserto e all’assenza di umidità dei luoghi in cui i complessi furono costruiti. La più grande sorpresa è stata la presenza dei testi: ora saranno oggetto di un approfondito studio che riguarderà anche le ceramiche.
Il complesso monastico scoperto in Egitto
Un'istantanea del monachesimo del IV secolo
Gli interni offrono una fotografia, uno spaccato della vita che si svolgeva nell’ultima fase di occupazione del monastero riconducibile al VI secolo. “Abbiamo trovato i piatti da cucina al loro posto” racconta Victor Ghica. La buona conservazione dei reperti dipende dalla sabbia. Il deserto offre condizioni ottimali grazia all’assenza di pioggia e di umidità.
Una scoperta sudata
“L’oasi di Bahariya – prosegue Ghica – si trova nel mezzo del deserto, a una distanza di circa 370 km dalla capitale Il Cairo. La nostra missione ha avuto inizio nel 2009 con una pausa nel 2013, imposta dagli eventi politici e dal pericolo terrorismo. In questi ultimi sette anni siamo stati la prima equipe ad ottenere un permesso di scavo in questa località”. Le difficoltà amministrative sono state tante, così come quelle organizzative rese ancor più complesse negli ultimi mesi dalla pandemia.
Le operazioni di scavo
Alle origini del cristianesimo
La datazione al IV secolo è stata resa possibile grazie agli esami al radiocarbonio e ad altri elementi riemersi dal sottosuolo come monete, iscrizioni e ceramiche. Finora i più antichi monasteri in Egitto risalivano al V secolo: il loro massimo sviluppo è invece riconducibile al VII secolo. La scoperta si rivela dunque molto importante per lo studio del cristianesimo delle origini e del monachesimo in Egitto, un paese dove la sabbia nasconde ancora tanta storia.
Fonte: vaticannews.va