Carmelitani e Ordini Mendicanti: un difficile inizio

di M.B. e P. R*
Nel corso del XIII secolo fanno la loro comparsa sulla scena della vita ecclesiale i nuovi Ordini Mendicanti, capaci di una crescita straordinaria e di una risposta ai profondi bisogni del tempo. I Francescani e i Domenicani si

Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, 1438-40, Firenze, Museo Nazionale di San Marco

differenziavano dai religiosi tradizionali, Monaci e Canonici Regolari, per vari aspetti: i Mendicanti possedevano solo le case in cui vivevano e non godevano di entrate e rendite fisse; professavano la stretta povertà evangelica e vivevano delle elemosine dei fedeli; dediti all’apostolato, predicavano la parola di Dio e amministravano i sacramenti, per questo i loro modesti conventi e le loro cappelle erano situati nelle città. Non conoscevano la stabilità monastica e nel contempo erano più centralizzati, organizzati secondo zone nazionali e soggetti a un Superiore generale.
Fino a quel momento le due sfere della attività apostolica e della contemplazione, ossia la vita religiosa e la cura delle anime, erano state distribuite in modo abbastanza tranquillo tra Monaci e Clero secolare rispettivamente. I Canonici Regolari, è vero, erano preti secolari che avevano assunto caratteristiche monastiche; ma non ponevano problemi giuridici. Invece, Francescani e Domenicani, religiosi che svolgevano il ministero nelle città, spesso nelle parrocchie, costituivano una novità a volte problematica per gli equilibri ecclesiali.
I monaci si opposero poi ai frati a causa delle novità che questi introducevano nella vita religiosa, specialmente circa la povertà evangelica dipendente dalle elemosine. I vescovi e il clero secolare si opposero loro perché essi usurpavano i loro diritti: i frati infatti aprivano le cappelle al pubblico, ascoltando le confessioni e predicando il vangelo col solo permesso del Papa. Questo violava il diritto del vescovo di concedere privilegi e il diritto del parroco di confessare i suoi fedeli una volta l’anno.

La Protezione dei Papi

I Papi concessero anche molti privilegi ai Mendicanti che studiavano nelle università; e così causarono altre opposizioni ai nuovi frati. Nel 1254 scoppiò una controversia tra Guglielmo di San Amore e i suoi discepoli da una parte e san Tommaso d’Aquino, San Bonaventura e Giovanni Peckham dall’altra.
I Papi perseverarono nel loro sostegno ai nuovi Ordini adattati ai bisogni del tempo, aumentando costantemente i loro privilegi. L’apice fu raggiunto nel 1281 con la bolla Ad fructus uberes di Martino IV, che esentò completamente i Francescani e i Domenicani dal controllo episcopale in materia di predicazione e di confessione. Di conseguenza i membri di questi due Ordini non necessitavano dei privilegi del vescovo per ascoltare le confessioni e potevano salire il pulpito di qualsiasi chiesa – persino della cattedrale – senza chiedere permessi.
Alla fine con la bolla Super cathedram, del 18 febbraio 1300, Papa Bonifacio VIII fornì una soluzione ragionevole e duratura: i frati erano liberi di predicare in pubblico e nelle loro chiese, ma necessitavano del permesso del pastore per predicare nella chiesa della parrocchia. Dovevano chiedere il permesso di confessare al vescovo, ma questo non poteva rifiutarlo senza giusta causa. I frati dovevano anche dividere i diritti canonici con il pastore quando seppellivano dei laici nelle loro chiese.
La popolarità dei frati crebbe immensamente. Il popolo li stimava per la loro pietà, cultura e zelo, e affollava le loro chiese. In caso di morte i laici chiedevano spesso la sepoltura nelle loro chiese. Un gran numero di Ordini Mendicanti sorse ad imitazione dei Francescani e dei Domenicani: Crociati, Frati del Sacco, Frati Apostolici, Frati della Santissima Maria, Frati della Penitenza dei Martiri, ecc. Alcuni degli Ordini esistenti cambiarono il loro modo di vita per divenire Mendicanti: per esempio gli Agostiniani e i Serviti.

La forma di vita apostolica

I Carmelitani appartengono a quest’ultimo numero. Era inevitabile che essi, al loro rientro in Europa, fossero attratti dalla nuova forma di vita religiosa. Gradualmente acquisirono i privilegi papali necessari per l’apostolato. Nel 1254,

Pietro Lorenzetti, Pala del Carmine (part. Onorio IV conferisce il nuovo abito ai Carmelitani), 1327-29, Siena, Pinacoteca Nazionale

Innocenzo IV concesse al Priore Generale il diritto di accordare ai suoi sudditi i privilegi della predicazione e confessione. Nel 1261, Alessandro IV diede ai Carmelitani il permesso di avere chiese con un campanile e una campana – segno di chiesa pubblica – e un cimitero per loro uso. Nel 1262, Urbano IV concesse loro di seppellire i laici nei loro cimiteri a patto che fosse soddisfatta la parcella canonica spettante al parroco. I privilegi non furono tuttavia concessi nella stessa maniera incondizionata dei Francescani e dei Domenicani. Il permesso del vescovo doveva essere richiesto in ogni caso. Ci volle del tempo prima che i Carmelitani raggiungessero lo stesso status canonico di quei due altri Ordini.

Il pericolo della soppressione

L’aggregazione e assimilazione agli Ordini Mendicanti furono una soluzione ma non la soluzione piena del Carmelo che doveva adattarsi alle nuove situazioni dell’Europa. Il trapianto dell’Ordine era una operazione delicata, e la seconda metà del XIII secolo continuò ad essere un periodo molto critico nella storia del Carmelo. Anche dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione papale, i Carmelitani, come gli altri Mendicanti, non riuscirono sempre a far riconoscere ai vescovi i loro privilegi. Vescovi e parroci si opposero alle loro fondazioni o imposero condizioni contrarie ai privilegi dell’Ordine.
Nel 1256, Alessandro IV ammonì i prelati a non esigere obbedienza contraria ai privilegi concessi agli Ordini Mendicanti. Come piccolo e sconosciuto Ordine, il Carmelo fu sospettato di essere stato fondato nonostante il IV Concilio Lateranense del 1215 avesse proibito la nascita di nuovi ordini: gli fu quindi contestato il diritto all’esistenza. Per tre volte quindi in questo periodo – nel 1256, nel 1262 e nel 1289 – i Carmelitani presero la precauzione di far confermare la loro Regola.

La soluzione della crisi

La crisi nella lotta per l’esistenza fu raggiunta nel II Concilio di Lione, nel 1274. Il Concilio rinnovò la proibizione del 1215 riguardo alla fondazione di nuovi Ordini. Tutti gli Ordini Mendicanti, persino quelli fondati con approvazione papale, furono interdetti dall’accettare nuovi adepti: lo scopo era di farli sparire gradualmente. Fu concessa un’eccezione per Francescani e Domenicani.

Pietro Lorenzetti, Pala del Carmine (part. Papa Giovanni XXII approva la Regola carmelitana), 1327-29, Siena, Pinacoteca Nazionale

I Carmelitani e gli Agostiniani poterono continuare fino a quando la Santa Sede avesse deciso diversamente, perché essi erano stati Ordini Mendicanti, alcuni dei quali, come i Frati del Sacco, erano numerosi quanti i Carmelitani al momento della loro soppressione. I Serviti lottarano per evitare di sottostare al decreto e alla fine soppravvissero. I Crociati sfuggirono alla estinzione divenendo Canonici Regolari: ma la situazione si mantenne incerta per un buon numero di anni, con effetti sfavorevoli sulla loro crescita. Negli anni seguenti, l’Ordine acquistò gradualmente il pieno riconoscimento come Ordine mendicante. Nel 1286 il Papa Onorio IV prese sotto sotto il patronato papale i Carmelitani, gli Agostiniani, i Serviti e i Guglielmiti (un ordine monastico che per un certo periodo appartenne all’unione Agostiniana). Nel 1298 Bonifacio VIII rimosse la restrizione posta sull’approvazione dell’Ordine del Concilio di Lione: Agostiniani e Carmelitani furono approvati incondizionatamente insieme con Francescani e Domenicani. Nel 1317 Giovanni XXII concesse ai Carmelitani la piena esenzione dalla giurisdizione episcopale. Nel 1326 lo stesso Papa estese la Super cathedram all’Ordine, facendolo partecipe di tutti i privilegi e delle esenzioni dei Francescani e dei Domenicani.

* Testo tratto da: M.B. e P. R., Le nostre radici, in: Le origini e la Regola del Carmelo, ed OCD, Roma 1989, pp 31-34.

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