Luigi e zelia martin

Le reliquie dei coniugi Martin a Milano: «Insegnarono alla figlia santa Teresa che il cuore appartiene a Dio»

Il postulatore della causa dei due coniugi beati racconta a tempi.it la loro storia. «Un marito e una moglie che furono semplicemente due sposi cristiani, che misero sempre Dio al primo posto»

«Il Buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra». Così scrisse poco prima di morire Teresa di Lisieux, descrivendo l’educazione ricevuta dai genitori Luigi e Zelia, proclamati beati nel 2008 da Benedetto XVI. Due esempi di beatitudine semplice che negli ultimi anni hanno incontrato sempre più devozione tra la gente, come dimostra il grande seguito che ha avuto la “peregrinatio” delle loro reliquie che in queste settimane ha attraversato l’Italia. Le ultime tappe saranno questa settimana nella provincia di Milano: oggi, alle 17.30, arriveranno nella Chiesa di Sant’Ignazio di Milano, quartiere Feltre, per restarvi fino a giovedì. Il giorno dopo saranno a Villasanta e poi, sabato e domenica, a Parabiago.

NUOVO MIRACOLO. Ad accompagnare le reliquie è padre Antonio Sangalli, carmelitano e postulatore della causa, che a tempi.it racconta gli incontri in questi giorni nelle comunità che hanno ricevuto l’urna: «Siamo stati ad Adro, Genova, Roma, Ostuni, Carmignano, Castel Rozzone… Ovunque siamo stati accolti con l’affetto con cui si attendono gli sposi fuori dalla chiesa». Nella teca sono conservati gli avambracci destri dei due coniugi, quelli che il sacerdote chiede di stringere ai futuri sposi il giorno in cui esprimono il proprio consenso alle nozze. «L’urna vuole testimoniare l’amore coniugale, ecco perché la scelta di portare in giro questa parte del corpo».
L’innalzamento agli altari dei due genitori di Santa Teresa è avvenuta dopo la guarigione inspiegabile di Pietro Schilirò, un bambino affetto da grave malformazione ai polmoni che sembrava destinato a morire dopo la nascita nel 2001, e che invece si salvò e ora ha 13 anni. «Ma c’è già un nuovo miracolo che è al vaglio delle commissioni», incalza padre Antonio. «Un mese dopo la beatificazione dei due genitori, in Spagna è guarita una bambina da un’emorragia cerebrale di quarto grado».

LA SANTITÀ DEL MATRIMONIO. «La gente capisce che nell’unione di Luigi e Zelia Martin c’è qualcosa di grande, ed è l’origine del sacramento del matrimonio, che oggi è molto sconosciuta. Sono due coniugi che parlano di fedeltà, di amore, educazione, accoglienza del primato di Dio sulla persona e sulla vita… Semplicemente da sposi», racconta ancora padre Antonio, che martedì sera all’oratorio Sant’Ignazio di Milano terrà anche un incontro sulla vocazione familiare. «Lo stile della vita di Luigi e Zelia era mettere Dio al primo posto». Una fedeltà che non venne mai tradita neanche di fronte alle sofferenze che la vita mise loro davanti: la perdita di quattro dei nove figli, la morte di Zelia dopo 19 anni di nozze, la fedeltà di Luigi anche nella malattia, con l’indebolirsi della capacità fisiche e in parte mentali. «La Chiesa non ha avuto paura di beatificarli nonostante queste defiance: anche in questo hanno avuto una vita cristiana».
Uno sguardo fisso rivolto a Dio, sui cui si è costruita l’educazione dei figli, e quindi verso santa Teresa: «Il cuore non appartiene altro che a Dio», chiude padre Antonio «questo era il punto da cui partivano a educare i propri figli. La loro era un’educazione completa per il cielo, non soltanto ad uno sguardo all’orizzonte terreno. Senza loro due non ci sarebbe questa grande santa».

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